Fulco di Verdura (Fulco Santostefano della Cerda, duca di Verdura) è stato protagonista della storia del gioiello. Siciliano, nato a Palermo nel 1898, è ritenuto un’icona di stile del XX secolo. Conobbe e frequentò personaggi del calibro di Coco Chanel e Salvador Dalì. Emigrato dalla sua terra d’origine, visse a Parigi, dove lavorò alla Maison Chanel e più avanti a New York, sulla Fifth Avenue, dove fondò il suo marchio di gioielli, seguito da esponenti del mondo dello spettacolo e del jet set internazionale.
Come abbiamo anticipato, nacque a Palermo, da Giulio Santostefano della Cerda, e da Carolina Valguarnera, dei principi di Niscemi. Crebbe a villa Niscemi e alla morte del padre, avvenuta nell’agosto del 1923, ha ereditato il titolo di duca, ma anche una situazione economica precaria. Con il denaro rimastogli organizzò una festa a Palazzo Verdura, molto discussa in quegli anni per la presenza di principi e aristocratici da tutta Europa, fra i cui invitati prese parte anche Elsa Maxwell.
Dapprima a Venezia, partì per la Francia, dove avviò la sua carriera lavorando a varî progetti per Coco Chanel, a cui fu presentato dai coniugi Porter (Cole e Linda) nel 1927.
Nel 1934 si trasferì negli Stati Uniti e lavorò in California alle dipendenze del gioielliere Paul Flato, fino a che si mise in proprio aprendo il celebre negozio sulla Fifth Avenue a New York, nel 1939.
I gioielli di Fulco di Verdura sono stati indossati da attrici hollywoodiane, fra cui Katherine Hepburn, Lana Turner, Lauren Bacall, Gene Tierney; tra i suoi clienti vi furono i Windsor e gli Agnelli, i Ruspoli e i Crespi; i suoi gioielli sono interesse da collezione da parte di magnati quali gli Astor, i Wanderbildt, i Rotschild così come dalle stiliste Coco Chanel, Diana Vreeland, Helena Rubinstein. Lo stile dei suoi gioielli era ispirato ai capolavori dell’arte barocca siciliana, alle tele del Tiepolo, al mondo principesco della sua infanzia in Sicilia, così come all’universo marino.
Collaborò con Luchino Visconti alle scenografie del film Il Gattopardo.
Negli ultimi anni della sua vita, circondato dal successo internazionale, si dedicò alla pittura e scrisse le sue memorie. Non si sposò mai e non ebbe figli. Con lui si estinse la casata dei Santostefano della Cerda. Dispose che dopo la sua morte le sue ceneri venissero portate a Palermo e conservate nella tomba di famiglia, nel cimitero di Sant’Orsola.