“Abbiamo raggiunto un obiettivo molto importante. Siamo davvero entusiasti, la nostra battaglia non è stata vana”. A dirlo è Gaetano D’Amico, presidente del comitato transpartito Esistono I Diritti, in merito alla nomina, avvenuta una settimana fa da parte del sindaco di Palermo, del garante comunale dei diritti dei detenuti. A ricoprire questo incarico sarà Pino Apprendi.
L’impegno di Esistono i Diritti
Il comitato transpartito Esistono I Diritti nasce 12 anni fa a Palermo dalla tenacia e l’energia proprio di Gaetano D’Amico, e dal suo desiderio di fondare un organismo che desse voce a chi spesso voce non ha. Innumerevoli le battaglie portate avanti, come quella, solo per fare un esempio, relativa alla legalizzazione della cannabis terapeutica.
Ma il comitato ha sempre guardato ai diritti di tutti, e tra questi, i diritti dei detenuti.
“La nostra lotta – spiega D’Amico – per i diritti delle persone detenute è iniziata 5 anni fa, sulla scia di quanto avvenuto in altre città italiane che avevano già il garante comunale. L’anno scorso è stato approvato il regolamento comunale sui diritti dei detenuti e adesso arriva il garante, figura importantissima per restituire dignità alla popolazione carceraria”.
E di battaglia si è trattato: tanti gli appelli di Esistono I Diritti, le manifestazioni, i sit in e persino lo sciopero della fame di Eleonora Gazziano, che del comitato fa parte.
“I nostri appelli al dialogo rivolti al sindaco Lagalla – aggiunge D’Amico – sono stati finalmente accolti”.
Ad impegnarsi affinché venisse nominato il garante tanti membri del comitato che D’Amico vuole ringraziare uno a uno: “La nostra è stata una richiesta corale – dice -. Ho avuto al mio fianco Rosario Arcoleo, Alberto Mangano, Fabrizio Ferrandelli, Eleonora Gazziano, Marco Traina, Sabina Figuccia, Cesare Mattaliano e proprio Pino Apprendi, che è stato tra i fondatori del comitato e co-presidente dello stesso e al quale auguriamo buon lavoro”.
La figura del garante comunale dei diritti dei detenuti
Il garante comunale dei diritti dei detenuti è l’anello di congiunzione tra le persone private della libertà e la città. Il suo ruolo è di osservazione e dialogo affinché si realizzi la salvaguardia di diritti e comportamenti conformi alla legge.
Il garante, in buona sostanza, come osserva ancora il presidente di Esistono I Diritti, “deve recarsi nelle carceri, comprese quelle minorili, ascoltare le esigenze dei detenuti, verificare quali sono le loro necessità, in quali condizioni vivono, ‘monitorare’ la loro dignità affinché non siano cittadini di serie b dei quali spesso la società si dimentica”.
Il garante Apprendi: “Per prima cosa andrò al Malaspina”
Pino Apprendi, che è stato anche presidente di Antigone Sicilia, la branca isolana dell’associazione nazionale con sede centrale a Roma, che si occupa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale e penitenziario, sa bene che lo attende un lavoro assai impegnativo.
“Un anno e mezzo fa – vuole innanzitutto precisare – ho partecipato ad una manifestazione di interesse del Comune di Palermo circa l’istituzione del garante. E’ un incarico a titolo totalmente gratuito ed incompatibile con altri ruoli, il garante non è una carica politica.
Mi preme molto ringraziare Esistono I Diritti per la tenace battaglia portata avanti.
C’è molto da fare nelle nostre carceri: per prima cosa andrò al carcere minorile Malaspina di Palermo ad incontrare un giovane detenuto che in 48 ore ha tentato di togliersi la vita due volte.
Nelle carceri manca innanzitutto l’ascolto: tutti i detenuti hanno bisogno di essere ascoltati”.
Tante emergenze come quella della salute
Le carceri italiane, sono allo stato attuale, polveriere pronte ad esplodere. Sovraffollamento e aggressioni al personale penitenziario, ma non solo, sono all’ordine del giorno.
Tante le emergenze e criticità da risolvere.
Lo spiega bene Apprendi, stimando che i detenuti a Palermo, tra Pagliarelli, Ucciardone e Malaspina, siano circa 1800.
“La salute – dice – è uno dei temi che più mi stanno a cuore e dei quali mi sono occupato con Antigone. Un detenuto che sta male è più penalizzato di un cittadino libero; le lunghe liste di attesa in sanità sono un problema annoso del nostro Paese, figuriamoci quanto tempo sia costretto ad aspettare una visita medica un detenuto. C’è poi quella che io definisco la grave crisi delle malattie psichiatriche: tanti detenuti ne soffrono e stanno dietro le sbarre. Bisognerebbe investire maggiormente sulle Rems (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, ndr) che in Italia e soprattutto in Sicilia sono poche”.
Aumentare il lavoro per i detenuti
Ovviamente, purtroppo, nessuno ha la bacchetta magica. E il garante comunale lo sottolinea: “Per iniziare a risolvere i problemi – afferma – bisogna creare nuove opportunità per i detenuti. Come? Innanzitutto aumentando il lavoro, che è uno strumento di riabilitazione, dentro e fuori il carcere, dando la possibilità a chi ha compiuto reati più lievi di fare una esperienza di reinserimento nella società. E poi bisognerebbe interrogarsi sul numero di quanti finiscono in carcere, e sulle misure alternative alla detenzione in un istituto di pena”.
Le aggressioni e i suicidi
Certo, la situazione attuale delle carceri è drammatica, e in qualche modo bisogna intervenire.
“Pensiamo – prosegue Apprendi – agli extracomunitari detenuti. Spesso non hanno mediatori culturali, sono reclusi in terra straniera, completamente soli e abbandonati a se stessi, non ricevono visite dei familiari o telefonate. La tensione si alza. Le cronache ci consegnano troppo spesso i racconti degli scontri fisici tra detenuti e agenti penitenziari: anche questi ultimi sono l’anello debole della catena, scontano l’inefficienza del ministero della Giustizia nel trovare soluzioni”.
C’è poi la questione di chi in carcere decide di togliersi la vita, e il garante comunale fornisce anche i dati: “I suicidi in carcere sono un fenomeno insopportabile. Nel 2022 nelle carceri italiane si sono suicidate 84 persone, un numero altissimo e sconcertante, impossibile da accettare in un Paese civile”.
Non possiamo fare altro che augurarci che la situazione delle carceri migliori, così come le condizioni di vita di chi sta scontando una pena.
(nella foto, di repertorio, una delle manifestazioni di Esistono I Diritti)