Gaspare Spatuzza, chi è il collaboratore di giustizia. Biografia, attività in Cosa Nostra, legami con la Famiglia del quartiere Brancaccio di Palermo. Quando è stato arrestato, quando ha iniziato a collaborare, cosa fa oggi.
Gaspare Spatuzza
Gaspare Spatuzza nasce a Palermo l’8 aprile del 1964. Si affilia alla Famiglia di Brancaccio, guidata dai fratelli Filippo e Giuseppe Graviano. Prima rapinatore, poi sicario, ha il soprannome di ‘u Tignusu, cioè il pelato, per via della sua calvizie. Inizia a collaborare con la giustizia nel 2008.
Si autoaccusa di aver rubato la Fiat 126 che il 19 luglio 1992 è diventata l’autobomba nella strage di via d’Amelio, in cui muoiono Paolo Borsellino e la sua scorta. Cooptato da Salvatore Grigoli, è tra gli esecutori materiali dell’omicidio di don Pino Puglisi del 15 settembre 1993: per questo crimine è condannato all’ergastolo con sentenza definitiva.
Su di lui pendono anche condanne per altri 40 omicidi. Il 23 novembre del 1993 rapisce il piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia Santino Di Matteo. Il suo arresto avviene il 2 luglio del 1997, all’ospedale Cervello di Palermo e, da allora, è in carcere. Durante la detenzione si iscrive alla facoltà di teologia.
Collaborazione con la giustizia
In quanto collaboratore di giustizia, Gaspare Spatuzza rilascia molte dichiarazioni sulla strage di via d’Amelio, ma anche su altri attentati e sui legami tra mafia e politica. Nel dicembre del 2009 depone nell’ambito del processo Dell’Utri. In seguito, nel marzo 2010 è riconosciuto attendibile dalla Procura di Firenze, in merito alle affermazioni che hanno reso possibile identificare un altro mafioso responsabile delle stragi del ’93, Francesco Tagliavia, già in carcere con due ergastoli da scontare.
Nel giugno del 2010 la Commissione Centrale del Viminale stabilisce che Spatuzza non può essere ammesso al programma di protezione, essendo decorso il limite di 180 giorni entro cui un pentito è tenuto a riferire di fatti gravi di cui è a conoscenza.
Avevano avanzato la proposta di protezione, contestualmente, le procure di Firenze, Caltanissetta e Palermo, che indagano sulla strage di via D’Amelio e sulle bombe del 1992-1993. La Commissione conferma per Gaspare Spatuzza “le ordinarie misure di protezione ritenute adeguate al livello specifico di rischio segnalato”.
In una lettera inviata a L’Espresso in seguito della decisione del Viminale, Spatuzza si dice amareggiato ma fiducioso nelle istituzioni e disposto a continuare a collaborare.
A tal proposito, commenta: “Tutta la criminalità organizzata […] certamente sta gioendo e magari brindando a questa vittoria”. Arriviamo così al settembre del 2011, quando Spatuzza viene ammesso al programma di protezione riservato ai collaboratori di giustizia. Nel dicembre del 2011, insieme agli inquirenti, ripercorre i luoghi di Palermo in cui vent’anni prima partecipa alla preparazione dell’auto diventata ordigno in via D’Amelio.
Il programma di protezione testimoni
Nel settembre 2011 Gaspare Spatuzza è stato ammesso nel programma di protezione riservato ai collaboratori di giustizia. Durante la sua testimonianza al processo Borsellino Quater, nel 2019, Spatuzza rivela, come, alcune informazioni su Matteo Messina Denaro, che si sarebbe sottoposto a un intervengo agli occhi a Messina.
“C’è un particolare da Messina – inizia così la confessione di Spatuzza -, ma credo che fosse per una problematica di Matteo Messina Denaro… So un particolare, in cui Matteo Messina Denaro ha subito un intervento agli occhi a Messina…”, riporta Fanpage.it.