La storia delle Gelsominaie di Milazzo è poco conosciuta, eppure è molto significativa per la Sicilia. Questo gruppo di donne lavoratrici riuscì a invertire il corso degli eventi. Vediamo insieme perché la loro opera è stata importante, andando un po’ indietro nel tempo.
Ci troviamo nei periodi del primo e secondo dopoguerra. Tra le tante produzioni agricole della Sicilia c’era quella dei fiori di gelsomino, fortemente richiesti dalle aziende cosmetiche di tutta Italia ed Europa. Questi delicatissimi e profumati fiori servivano ad arricchire i prodotti, grazie alla loro inconfondibile fragranza.
Raccogliere i fiori non era semplice. Le gelsominaie dovevano alzarsi in piena notte e passare diverse ore curve sui campi, tra fango e insetti. I gelsomini venivano raccolti uno per uno e posto in ampie ceste. Queste donne, essendo per lo più vedove di guerra, portavano spesso i figli con loro. Quando erano troppo piccoli, li lasciavano nelle ceste; se erano invece più grandicelli, li coinvolgevano nel lavoro di raccolta.
Lo sciopero delle Gelsominaie di Milazzo
La paga era di 25 lire per ogni chilo di gelsomini, che corrispondeva a circa 10mila fiori. Nell’agosto del 1946 scoppiò una rivolta tra le gelsominaie di Milazzo. Una di loro, Grazia Saporita della anche “La Bersagliera“, andò a raccattare, casa per casa, le sue colleghe. Munita di bastone, si recò al commissariato, occupandolo, per rivendicare migliori condizioni di lavoro, denunciando gli sgruttatori.
Ben presto anche le altre donne che lavoravano negli aranceti, negli uliveti, nei semenzai, nelle fabbriche di sarde salate delle zone costiere e nelle cave d’argilla di Santo Stefano di Camastra, si unirono alla rivolta. In breve tutto il Messinese rimase paralizzato.
Alla fine le gelsominaie ebbero la meglio. La loro paga venne raddoppiata e riuscì a crescere negli anni successivi, fino a superare 1000 lire al chilo negli anni Settanta. Alle lavoratrici, inoltre, vennero forniti stivali, grembiuli e guanti per agevolare il loro lavoro.