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Gesualdo Bufalino, vita e opere dell’autore siciliano. Scrittore, poeta e aforista, per gran parte della sua vita si è dedicato all’insegnamento. Famoso per uno stile ricercato e ricco, per la sua abilità linguistica e per la sua vasta cultura, si è rivelato a 61 anni, con il romanzo “Diceria dell’untore“. Tutto quello che c’è da sapere: biografia, dove è nato, cosa leggere.

Gesualdo Bufalino

Nasce a Comiso, in provincia di Ragusa, il 15 novembre 1920. La madre Maria Elia è casalinga, mentre il padre Biagio è un fabbro ferraio istruito con la passione per i libri. Sin da bambino, dimostra di avere dimestichezza con il mondo della parola e della scrittura. Lo affascinano i dizionari e le antologie poetiche presenti nella piccola biblioteca del padre.

Inizia gli studi liceali a Ragusa e, dopo due anni, ritorna a Comiso, divenuta nel frattempo sede di liceo classico. Il suo insegnante d’italiano è un valente dantista, Paolo Nicosia, allievo di Giovanni Alfredo Cesareo. Nel 1939 Gesualdo Bufalino vince per la Sicilia un premio di prosa latina (bandito dall’Istituto Nazionale di Studi Romani) sull’orazione “Pro Archia” di Cicerone.

Questi, per lui, sono gli anni della scoperta della letteratura europea, della lettura dei grandi classici francesi e russi. Si appassiona a Baudelaire e si dedica a un tentativo di retroversione dei “Fiori del male” dall’italiano al francese, poiché non ne possiede un’edizione in lingua.

Negli stessi anni, scrive versi influenzati dalle letture cui si è dedicato. Ai suoi interessi aggiunge anche una grande attenzione per il cinema, in particolare quello francese.

L’università e gli anni della guerra

Nel 1940 Gesualdo Bufalino si iscrive alla Facoltà di Lettere dell’Università di Catania, ma nel 1942 è costretto ad interrompere gli studi per la chiamata alle armi. Di stanza a Campobasso, viene trasferito a Fano, nelle Marche, per un corso di allievi ufficiali.

Qui conosce Angelo Romanò, scrittore e intellettuale milanese di formazione cattolica, e vi stringe amicizia. All’indomani dell’8 settembre 1943 si trova a Sacile, in Friuli. Sbandato, sfugge avventurosamente alla cattura dei tedeschi e si rifugia presso degli amici a Reggio Emilia.

Si ammala di tisi nell’autunno del 1944 e viene ricoverato all’ospedale di Scandiano. È qui che un medico molto colto gli mette a disposizione una ricca biblioteca. In questo modo, durante la sua degenza Bufalino si reca nello scantinato del sanatorio per leggere diversi libri.

Scopre e legge per la prima volta, in francese, la “Recerche” di Proust. Alla fine della guerra Gesualdo Bufalino si trasferisce a Palermo, in un sanatorio della Conca d’Oro. Durante questo periodo collabora, su sollecitazione dell’amico Romanò, con le riviste lombarde “L’uomo” e “Democrazia”. Pubblica liriche e qualche prosa.

L’insegnamento e la scrittura

Ritorna agli studi universitari presso l’Ateneo di Palermo. Non appena guarisce, nel marzo del 1947, si laurea in Lettere e rientra a Comiso, una città dalla quale non si allontanerà più. Partecipa ai concorsi di Stato e, nel 1949, consegue l’abilitazione per l’insegnamento. La sua prima nomina è all’Istituto Magistrale di Modica, in cui insegna per due anni. Ottiene poi il trasferimento a Vittoria, dove insegna fino al 1975, all’Istituto Magistrale “G. Mazzini”.

La lunga elaborazione del romanzo “Diceria dell’untore” ha inizio nel 1950, ma in questo momento non va oltre l’abbozzo. Procede, invece, la traduzione di “Les fleurs di Baudelaire” e “Les Contrerimes” di Toulet. Legge vari libri, vede molti film, ascolta musica jazz.

Gesualdo Bufalino completa la stesura di “Diceria dell’untore” nel 1971, quindi ha inizio una decennale revisione dell’opera. Nel 1976 coordina gli interventi confluiti nella miscellanea di “Comiso viva”, un volume pubblicato dalla Pro Loco, di cui stende la prefazione e tre sezioni della raccolta.

Sempre nel 1976, scopre in una dimora patrizia di campagna di un amico un gruppo di vecchie foto, scattate tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento da due notabili comisani: Gioacchino Iacono e Francesco Meli. Ne organizza una mostra a Comiso e scrive la prefazione ad un piccolo catalogo.

Due anni più tardi, nel 1978, le foto vengono pubblicate in volume, edito da Enzo ed Elvira Sellerio, con il titolo “Comiso ieri. Immagini di vita signorile e rurale“. Ad accompagnarlo, una lunga introduzione di Bufalino. Il testo suscita la curiosità di Elvira Sellerio e Leonardo Sciascia che lo sollecitano a pubblicare sue eventuali opere.

“Diceria dell’untore” di Gesualdo Bufalino

Soltanto nel 1981, però, Gesualdo Bufalino si decide a pubblicare il suo primo romanzo, “Diceria dell’untore“. Riscuote un grande successo sia in termini di pubblico che di critica, sancito dalla vittoria del Premio Campiello. Superato ogni indugio, lo scrittore inaugura così un quindicennio di intensa attività, con grandi e piccoli editori.

Sempre nel 1981 muore il padre Biagio, dopo una lunga agonia. L’anno seguente Gesualdo Bufalino, dopo un lungo fidanzamento, sposa una sua ex allieva, Giovanna Leggio. Inizia in questo periodo a collaborare con continuità con “Il Giornale” di Indro Montanelli. Collabora anche, saltuariamente, con “La Stampa”, “Corriere della Sera”, “La Repubblica”, “Il Messaggero”, “L’Espresso”, “La Sicilia” e “Giornale di Sicilia”.

Bufalino vince nel 1988 il Premio Strega con il romando “Le menzogne della notte”, pubblicato da Bompiani. Nel 1992, per i “Classici Bompiani”, viene pubblicato il primo volume delle “Opere 1981-1988 di Gesualdo Bufalino”, a cura di Maria Corti e Francesca Caputo. Il 14 giugno del 1996 muore all’ospedale di Vittoria a causa di un incidente d’auto.

Le opere

Le opere di Gesualdo Bufalino sono state tradotte in francese, inglese, tedesco, spagnolo, catalano, basco, portoghese, olandese, danese, svedese, greco, sloveno, russo, ebraico, giapponese, coreano. Fra le tante, si ricordano:

  • Museo d’ombre (Sellerio 1982)
  • L’amaro miele (Einaudi 1982)
  • Dizionario dei personaggi di romanzo da don Chisciotte all’Innominabile (Il Saggiatore 1982)
  • Argo il cieco ovvero I sogni della memoria (Sellerio 1984)
  • Cere perse (Sellerio 1985)
  • L’uomo invaso e altre invenzioni (Bompiani 1986)
  • Il malpensante. Lunario dell’anno che fu (Bompiani 1987)
  • La luce e il lutto (Sellerio 1988)
  • Saldi d’autunno (Bompiani 1990)
  • Qui pro quo (Bompiani 1991)
  • Calende greche. Ricordi di una vita immaginaria (Bompiani 1992)
  • Il Guerrin Meschino. Frammento di un’opra dei pupi (Bompiani 1993)
  • Bluff di parole (Bompiani 1994)
  • Il fiele ibleo (Avagliano 1995)
  • Tommaso e il fotografo cieco ovvero il Patatrac (Bompiani 1996)
  • Nel 2007, con l’uscita per la collana “Classici Bompiani” del secondo volume delle Opere 1989-1996 di Bufalino, a cura di Francesca Caputo, si completa la pubblicazione della produzione letteraria complessiva dell’autore.

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