Ricordate Valentina Pilato, la donna che gettò la figlia nel cassonetto causandone la morte? Oggi la corte di Cassazione ha annullato con rinvio la decisione del tribunale del riesame di Palermo che aveva confermato la custodia cautelare in carcere.
Secondo i giudici romani, il carcere, chiesto e ottenuto dalla Procura a distanza di 5 mesi dal terribile gesto, non sarebbe la misura adeguata. Il caso, quindi, passa a un'altra sezione del tribunale del riesame che dovrà decidere sulla richiesta di scarcerazione presentata dall'avvocato Enrico Tignini.
La donna, dunque resta detenuta in attesa della nuova pronuncia. Tra le motivazioni che avevano spinto il gip a disporre la custodia cautelare c'era il rischio di reiterazione del reato: Valentina Pilato, infatti ha altri due figli nei confronti dei quali è stata dichiarata decaduta dalla potestà genitoriale.
Inizialmente i pm avevano contestato alla giovane mamma il reato di infanticidio; l'imputazione, però, è stata modificata in omicidio volontario. Nel disporre il carcere il gip accolse in pieno la tesi sostenuta dalla Procura e attribuì alla Pilato la determinata e precisa volontà di uccidere la neonata.
La donna – spiegò il giudice nell'ordinanza – avrebbe posto in essere una serie di comportamenti lucidi finalizzati a sbarazzarsi della bambina: dall'alterazione del test di gravidanza – i familiari le avevano chiesto di farlo e lei ne aveva falsificato gli esiti – all'occultamento della gravidanza stessa, taciuta, per mesi, ai genitori e al marito.
La Pilato, inoltre, avrebbe pianificato nei particolari le sue azioni, attendendo che i familiari dormissero per partorire, uscire di casa e lasciare la neonata tra i rifiuti, e facendo, inoltre, sparire tutte le tracce della nascita della piccola.