La Sicilia, grazie al suo clima mite, è da secoli una terra di sperimentazione botanica. I popoli che l’hanno abitata hanno anche importato nuove colture e piante, a partire dai Greci e dagli Arabi. Basti pensare, ad esempio, che furono proprio i Greci a importare piante come il finocchio e l’origano, mentre agli Arabi si devono, tra gli altri, le palme o i cipressi. Nella tradizione culturale della nostra isola c’è da sempre il ricorso ai rimedi naturali, che utilizzano le proprietà delle piante. Anche in Sicilia, nel Cinquecento, sorsero i cosiddetti “Orti dei semplici“. Alla fine del XVII secolo la Sicilia era una tappa fondamentale dei viaggi dell’aristocrazia, una meta di storia e paesaggi da favola.
I nostri avi pensavano al giardino principalmente come appezzamento di terreno in cui coltivare gli agrumi. I vecchi agrumeti erano spesso arricchiti da un’infinità di essenze ornamentali, aromatiche e fruttifere. Il tradizionale giardino di Sicilia ha infiniti riferimenti storici e mitologici. Si sono sempre tenute in considerazione le caratteristiche dei luoghi e del clima, ma anche le esperienze dei committenti, al fine di trovare le specie da inserire (locali o esotiche). Dal passato a oggi, molto è cambiato, ma è rimasta immutata l’importanza del giardino siciliano. Non un appezzamento di terra, ma una vera e propria istituzione.
La tipica macchia mediterranea, le piante aromatiche, i fiori e gli alberi di ogni tipo invitano a riscoprire la storia, a ritrovarsi con la fantasia in epoche lontane e fantastiche. Troviamo, proprio in Sicilia, alcuni giardini particolarissimi, unici nel loro genere. L’Orto Bontanico di Palermo, ad esempio, è il più grande d’Europa. Nel centro del capoluogo, a Villa Malfitano, c’è un bellissimo giardino, progettato da Emilio Kunzmann, che si estende per circa 7 ettari.
Cambiando area geografica, il Giardino del Biviere di Lentini (Siracusa) è avvolto dalla leggenda. Ercole, figlio di Giove, portò qui in dono a Cerere, dea delle messi, la pelle del leone Nemeo, da lui sconfitto, e che qui creò un lago che da lui prese il nome (Lacus Erculeus). Il Giardino Ibleo di Ragusa è il più antico dei quattro giardini principali di Ragusa. La villa di Ragusa Ibla fu costruita nel 1858 per iniziativa di alcuni nobili locali e di buona parte del popolo che lavorò gratuitamente per la realizzazione dell’opera.
Alle pendici dell’Etna c’è un prezioso giardino: l’Orto Botanico di Ragalna, che si estende all’interno del demanio forestale Giovanni Saletti, proprio nel cuore del Parco. A Giarre c’è Radicepura: Venerando Faro ha qui messo in risalto la sua storica esperienza nel florovivaismo internazionale, riversando la sua passione in 5 ettari di terreno, 3000 specie di piante, una Banca dei Semi e strutture dedicate all’accoglienza congressuale e ad eventi privati.
Come non citare, poi, il Giardino della Kolymbetra di Agrigento, un sito archeologico di grande rilevanza naturalistica e paesaggistica, nel cuore della Valle dei Templi. Sulla vetta di Erice, i giardini del Balio, di originale gusto inglese, sono stati impiantato a metà del secolo XIX per volontà del conte Agostino Pepoli. Sono un vero e proprio monumento naturale e la vista, da qui, è spettacolare. La villa comunale di Taormina (Hallington Siculo) venne ispirata dalla creatività della nobildonna Lady Florence Trevelyan, che diede vita a un giardino che sembra uscito da un libro di fiabe.
Questi sono solo degli esempi dell’importanza storica, botanica e culturale del Giardino Siciliano. Spulciandone bene le caratteristiche, infatti, si scopre che in alcuni di essi sono custoditi alberi secolari e rari. A questi, vanno aggiunti anche parchi e aree forestali, un trionfo della natura che da secoli rappresenta il più autentico cuore verde della nostra isola.