Vi siete mai chiesti perché, a Messina, in occasione della festa dell’Assunta si portino in processione lu Gilanti e la Gilantissima? A loro la leggenda ha attribuito i nomi di Grifone o Cam (a lui) e di Mata o Rea (a lei). Oggi vi spieghiamo chi sono queste due figure. Si tratterebbe della personificazione dei progenitori della città e, quindi dei geni tutelari di tutti i messinesi.
Lui è un guerriero dalle fattezze eccezionali. Moro di carnagione, con i capelli crespi e molto folti, ha alcuni segni particolari: due orecchini ben visibili e una possente armatura che gli sta sul petto, coperto da una una tunica bianca e rossa, che si intravede da sotto un mantello stellato.
Lei, fiera e imponente, è una guerriera che porta una corona a forma di due torri, simboli di Messina. In realtà, la Gilantissa era una lavandaia della provincia, proveniente dal piccolo centro di Camaro. Lu Gilanti si innamorò di lei, La Gilantissa era sempre allegra, paciosa e felice del suo nuovo stato, contrariamente al suo Grifone, impettito e militaresco.
Nel 1926 un barbiere di Messina, molto abile nel suonare la chitarra, scrisse una poesia intitolata A puisia d’u Gialanti e d’a Gilantissa, che andava cantando nelle fiere principali della città e che divenne, poi, il cavallo di battaglia di tanti affermati cantastorie locali, che contribuirono a diffonderne la tradizione nel tempo.
Nella festività dell’Assunta si portava prima in processione anche un cammello di cartapesta, in memoria di una vittoriosa battaglia combattuta nel 1061 dal conte Ruggero contro gli Arabi. La popolazione attribuì la vittoria alla Madonna Assunta e, quando questa usanza scomparve, se ne introdusse un’altra, già sperimentata nel 1535, in occasione della visita dell’Imperatore Carlo V.
Questa nuova usanza consisteva nel portare in processione la vara, inventata da Radese e perfezionata, nel 1565, da Francesco Maurolico. Era una costruzione di 20 metri d’altezza, dipinta con immagini del Sole, della Luna, degli Apostoli e degli Angeli.
Sulla sommità vi era Dio Padre, che teneva tra le mani la Vergine Maria. Un uomo e una donna rappresentavano, rispettivamente, Dio e la Madonna e la donna poteva chiedere al re la grazia per la libertà di un condannato alla pena capitale.
Purtroppo, in un brutto ferragosto, la donna precipitò dal carro e morì. Si era a metà del Settecento e da quel momento diventarono tutti di cartapesta, tranne alcuni angioletti.