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Giovanni Becchina: grande pittore siciliano del Novecento italiano

Giovanni Becchina era un pittore, all’occorrenza decoratore e illustratore italiano.
Nel 2009 si sono tenuti, in tutta Italia, eventi culturali a celebrazione dei cent’anni dalla sua nascita.

Nacque nel 1909 a Sambuca di Sicilia (al secolo Sambuca Zabut), piccolo centro della provincia di Agrigento, dove rimase a vivere con gli zii, dopo che i genitori lasciarono la Sicilia in cerca di fortuna in America. I parenti cercarono di indirizzarlo subito verso gli studi di Agraria, che all’epoca era un’attività piuttosto fiorente nella zona, ma il giovane Becchina dimostrò fin da subito una dote innata per il disegno. A otto anni ebbe infatti già il suo incontro fortunato: con la pittrice Vincenza Odo, nobile locale che gli farà conoscere i primi rudimenti di tecnica pittorica.
Si trasferisce dunque a Sciacca, dove effettuò gli studi secondari, che portò a compimento nel 1924.
Verso la fine degli anni Venti, si trasferì ad Agrigento per volere dello zio, dove frequenterà il primo anno dell’Istituto per Agronomi. Qui cercherà di guadagnarsi un po’ di stabilità ed indipendenza economica attraverso lavori di decorazioni. Subito dopo, l’artista sambucese si trasferirà a Palermo per iscriversi alla Scuola Libera del Nudo, dove conseguirà il diploma di maturità artistica. Qui si occuperà anche della realizzazione delle scenografie e dei costumi di “Marcantonio e Cleopatra” e “Aida”, due serate in maschera organizzate, secondo spirito goliardico, insieme ad altri suoi due colleghi e conterranei.

Negli anni Trenta del Novecento, Becchina comporrà i suoi primi lavori, come “Concertino in terrazza”, che non sarà solo l’opera dell’esordio, ma costituirà anche il suo manifesto, chiara adesione ai principi pittorici della cosiddetta ‘Corrente’, movimento nato nel milanese al di fuori delle mura delle accademie artistiche.
Sempre in questo periodo, il pittore dell’agrigentino si trasferirà a Roma, per iscriversi all’Accademia delle Belle Arti. Tra il 1935 e il 1937, Becchina frequenterà i salotti della Sicilia ‘bene’, in particolare quelli di Lia Pasqualino Noto, dove conoscerà lo studioso Beppe Sala con il quale vivrà per sei mesi. Assieme a Sala, Becchina si occuperà di un progetto intitolato “Sodalizio a Cefalù”, un’opera con testi del Sala corredati da acquerelli del Becchina.
L’anno dopo, l’artista esporrà alla XXI Biennale d'Arte di Venezia e successivamente si trasferirà a Milano, dove conoscerà molti artisti del tempo, tra cui lo scultore Tarantino e il poeta Quasimodo. Non sarà questo un periodo facile per il Becchina, che nel tentativo di guadagnare qualcosa, lavorerà soprattutto come illustratore per “il Corriere dei Piccoli” e produrrà le strisce delle “Avventure del Signor Bonaventura”.

Con lo scoppio della Guerra, Becchina torna in Sicilia; sono questi gli anni in cui produrrà opere come “La mia terra” e “Incendio nell’aria”. In questo periodo, l’artista sambucese si distaccherà dalle tecniche della ‘Corrente’ per sviluppare una struttura cromatica e compositiva tutta sua. Sempre in questo periodo, gli viene affidata una cattedra presso il Liceo Artistico di Palermo e conosce Maria Marino, con cui poi convolerà a nozze. Si occuperà anche dei disegni di “Ridi Milena”, opera di poesie di Sandro Paternostro.
A partire dal ’44, nelle opere di Becchina si fa strada il neorealismo, a rappresentanza citiamo le tele “La contrattazione” o “La Famiglia”; in questo periodo collaborerà alle illustrazioni della rivista “Chiarezza” e del quotidiano “La Voce della Sicilia”; dopo il matrimonio si trasferirà stabilmente a Palermo, dove nascerà il suo primo figlio.

Nel Dopoguerra, l’artista siciliano si darà a un'intensa attività di affresco e restauro, su richiesta della Sovraintendenza alle Gallerie, per ripristinare ad antico splendore molti edifici danneggiati dal Conflitto: suoi sono i lavori effettuati presso la cupola della chiesa dell'Annunziata di Caccamo, e nel transetto e nella navata laterale di Casa Professa a Palermo. Si occuperà anche del restauro di numerosi affreschi e dipinti conservati presso la galleria Nazionale di Palermo, Palazzo Abbatellis, e presso il Museo Pepoli di Trapani, nonché dei lavori su altre strutture e chiese minori sparse tra Cefalù, Mazara del Vallo e Marsala. Tra un incarico e l'altro, si recherà spesso a Parigi soprattutto per aggiornarsi sulle moderne tecniche di restauro; nel 1954 vincerà con “La zolfara” il premio “Bevilacqua-La Masa” conferitogli presso la Biennale di Venezia.


Ad Adragna, nei pressi di Sambuca, costruirà una casa in cui passerà le estati, immerso nella lussureggiante vegetazione, un luogo che gli diede l’ispirazione per opere quali “Il mio giardino”, “Adragna canta”, “Valverde”; nel 1959 verrà insignito del premio “Alcide De Gasperi” per la sua opera “Alberi e monti”.
Gli anni Sessanta, vedono il suo approdo all’arte astratta, con tele come “Scirocco” e “La grande messe”, del 1965. Partirà alla volta di New York per incontrare i suoi fratelli ed esporre in una mostra allestita in sui onore presso l’Hilton; durante il viaggio, il comandante del transatlantico, Salvatore Schiavo, offrirà il salone delle feste della nave, per una caratteristica esposizione dei suoi dipinti.
Nel gennaio del 1968, Becchina lascia Palermo sull’onda degli eventi sismici che hanno colpito la Sicilia, per tornare nuovamente a Sambuca e vivere a stretto contatto con le popolazioni dei terremotati. Da questa esperienza scaturirà una serie di disegni e il dipinto “Terremoto”. Nell’anniversario dell’evento, nel 1970 dipingerà il lenzuolo dal titolo “Gridano le pietre di Gibellina” che diventerà vessillo della protesta e della speranza.
Sempre in questo periodo, produrrà la serie degli “Amanti”, olii, disegni e incisioni che ritraggono giovani coppie in atti d’amore gioiosi e spontanei.

Tra il 1971 e il 1974 produrrà i dipinti ispirati alle eruzioni che interessarono i comuni di Milo, Zafferana Etnea, Nicolosi e Linguaglossa; “Etna”, “Lava a Cancazza”, “Donne di Zafferana” saranno opere di gusto astratto caratterizzate da colori intensi e pastosi. Sempre in questo periodo, verrà invitato a Favignana dal Presidente della Libera Università di Trapani, per partecipare alla tradizionale ‘mattanza’, da cui scaturirà l’opera “Tonni e tonnare”, una raccolta di studi, disegni e acquerelli; e il dipinto “Mattanza” che completerà solo nel 1975. Infine si trasferisce a Roma, dove terrà lezioni per la cattedra di Figura Disegnata istituita presso il Primo Liceo Artistico di Via Ripetta. A questo periodo risalgono gli “Appunti Romani”, una serie di acquerelli che raffigurano alcune vie e monumenti della città capitolina.
Tra il 1975 e il 1979, Becchina parteciperà ad innumerevoli mostre organizzate in suo onore, e in particolare della personale, organizzata a Palermo, “La Sicilia di Gianbecchina”, su idea dell’Assessorato regionale al Turismo, che nel settembre del 1980 verrà presentata dalla Municipalità di Prato su organizzazione del sambucese Giuseppe Sparacino. Con la fine degli anni Settanta, verrà insignito del premio “Trinacria d’Oro”, l’onorificenza più importante della Regione.

Da nuove escursioni nell'entroterra siciliano, nascerà una rinnovata serie di paesaggi, liberata dalle tensioni sociali dei dipinti degli anni Sessanta e Settanta; fanno parte di queste nuove visioni, le opere “Pantalica”, “Lo Zingaro”, “Magaggiaro”, e “Capo Argenteo”.
Nel 1988 riceve la cittadinanza onoraria conferitagli dalla città di Gangi, comune dell’entroterra palermitano, e nell’aprile del 1997 viene insignito del prestigioso premio “Paul Herris Fellow”.
Nel luglio dello stesso anno, Becchina farà disporre un atto notarile con cui donerà al suo paese natio, 1980 opere eseguite nell’arco di tempo che va dal 1924 al 1996.
In novembre viene inaugurata l’Istituzione Gianbecchina, che ha la sua sede presso la chiesa di San Calogero sita in Sambuca. Lo spazio espositivo, curato e allestito dall’architetto Alessandro Becchina, ha il compito di ospitare le opere del Maestro e padre.

Nell’aprile del ’98, le sale del Vittoriano accolgono la mostra “Sicilia cinquant'anni di natura e paesaggio”, in cui il pittore sambucese sarà presente con ben quattro dipinti: “Pantalica”, “Cava d'asfalto a Ragusa”, “Valle dei Templi” e “Mammelloni”.
Nel 1999, al compimento dei novant’anni, l’artista sarà presente alla B.I.T. (Borsa Internazionale del Turismo) di Milano, con la grande tela della “Mattanza”. Sempre in questo periodo, esporrà inoltre a Verona con “Il segno della pace”, a Riga con le opere del “Ciclo del pane”, e rappresenterà la Sicilia a New York, presso la manifestazione “Colors and Flowers of Sicily”.
Il 23 dicembre verrà inaugurata in uso onore, ad Alcamo, la mostra “Omaggio al Maestro nello splendore del nuovo millennio”; e nel febbraio del 2000, è la volta di una grande esposizione allestita presso la chiesa di San Lorenzo in Agrigento.

Il 14 luglio 2001, l’artista sambucese si spegne nella quiete della sua villa di Adragna.
L'8 dicembre dello stesso anno, la città di Gangi vedrà la luce dell'Istituzione Gianbecchina, alla cui cerimonia parteciperanno tutti i sindaci dei Comuni delle Madonie e una folta rappresentanza dei concittadini del Maestro.
In dicembre viene esposta al pubblico la cartella di grafica contenente il trittico ”I Volti di Cristo”: tre acqueforti realizzate su lastre di zinco, nel 1980. Unitamente alla presentazione nasce il volume “Il Volto del Santo”.
Nel settembre 2006, viene inaugurato il “Museo del Gattopardo”, presso il complesso del Parco letterario “Giuseppe Tomasi di Lampedusa”, sito in Santa Margherita Belice, per cui la famiglia Becchina donerà una serie di opere di ultima produzione del Maestro: dagli acquerelli ai disegni.

Autore | Enrica Bartalotta

Staff Siciliafan