Giovanni Guarino Amella nacque l’8 ottobre del 1872 a Sant’Angelo Muxaro, borgo della provincia di Agrigento. Si dedicò immediatamente alla politica, in cui lo supportò il barone Francesco Lombardo, suo benefattore. Il grande e ricco proprietario terriero, lo prese infatti immediatamente sotto la sua ala protettrice, nel momento in cui Amella, giovanissimo, si trasferì a Canicattì per portare avanti le sue battaglie in favore delle classi meno agiate, in particolare contadini e disoccupati.
Grazie al barone dunque, che era rimasto impressionato dalle idee rivoluzionarie del giovane agrigentino, Amella poté così proseguire gli studi fino alla laurea in Giurisprudenza, conseguita presso l’Università di Palermo.
Nel 1912, inizia la carriera politica di Amella, che diverrà poi deputato del Regno d’Italia per ben 3 legislature.
Fu così che a pochi anni dalla Prima Guerra Mondiale, il giovane di Sant’Angelo Muxaro, divenne prima assessore e braccio destro del Sindaco dell’epoca, Gaetano Rao, e poi assunse su di sé tutte le funzioni di pro-sindaco, funzioni che mantenne per tutta la durata del Conflitto. Fu in questo periodo che, nonostante le ristrettezze economiche in cui riversava l’Italia e il Comune, riuscì a realizzare diverse importanti opere pubbliche, come l’istituto scolastico intitolato al Rapisardi e la bonifica del torrente Naro in zona di Canicattì; si occupò inoltre di costituire il lazzaretto, dell'ampliamento del cimitero cittadino, e di realizzare il Consorzio volto alla gestione dell’acquedotto Tre Sorgenti, che coinvolgeva sette comuni dell’area.
Nel 1919 diventa deputato, con voto quasi unanime, della Camera; il seggio gli verrà poi confermato nel 1921 e nel 1924. Durante la sua attività politica, Amella rinuncerà al suo ruolo di avvocato, per dedicarsi coraggiosamente al lavoro industrioso di politico anticonformista del tempo. Si presenta nella lista della Democrazia sociale, presso cui si distinse per l’originalità delle sue idee, contrapposte sia al Regime Fascista che alla retorica propaganda antifascista dell’ultimo minuto, anche a dispetto della presenza, tra le file del partito, di alcuni fedeli al Mussolini, come il collega Giovanni Antonio Colonna di Cesarò.
Per il suo coraggio e l’onestà intellettuale dimostrate, Amella fu scelto come segretario della cosiddetta ‘Secessione dell’Aventino’, atto di protesta dei Parlamentari insorti a seguito della scomparsa del compagno Giacomo Matteotti. Amella fu autore di alcuni episodi che confermano il suo manifesto coraggio; fu infatti a Pontecorvo, vicino Roma, che rischiò di essere bruciato vivo, all’indomani della minaccia, convogliata dai nemici Fascisti, che gli intimarono di rinunciare alle sue idee, e quindi al comizio contro il Governo, e da ultimo, di lasciare il Paese. Iniziato il Regime, Amella entrò a Montecitorio per forzare l’opposizione di Farinacci e dei suoi alleati fascisti; dopo le leggi del 1925, l’avvocato si ritirò a vita forense nella sua Canicattì, fino all'arrivo degli Alleati, che lo investirono dell’incarico di Sindaco.
Amella divenne così il Primo Cittadino antifascista della storia d’Italia e di Sicilia; nominato nel 1943, divenne uno dei fautori dell’autonomia speciale, a cui si dedicò anima e corpo soprattutto negli anni Cinquanta.
Sul noto quotidiano “L’Ora” e dalle pagine del suo giornale “Il Moscone”, Guarino sosteneva l’importanza della secessione della Sicilia dal resto d’Italia, definendo l’autonomia come l’elemento fondamentale che avrebbe lanciato la regione verso il progresso; un’idea che rientrò poi nello schema di statuto regionale del Guarino stesso.
Nota fu dunque anche la sua appassionata dedizione per i campi del giornalismo e della cultura, sia a livello regionale che nazionale.
Guarino si distinse, in questo periodo, per il suo lavoro di strenua realizzazione di quell’autonomia tanto auspicata; in quegli anni, propose infatti l’istituzione di un organo giurisdizionale denominato da egli stesso Suprema Corte Costituzionale, ovvero quella che poi fu l’Alta Corte di Sicilia, un ente sancito dall’articolo 22 dello Statuto regionale, poi abolito dallo Stato Italiano, composto da membri nominati pariteticamente dal governo regionale. Guarino propose inoltre che lo Stato avrebbe dovuto avvalersi di un organo di controllo sull’operato della Regione, ovvero di un Commissario Generale nominato dal governo centrale, che svolgesse le funzioni di Pubblico Ministero, e che avesse la possibilità di stabilire, impugnando gli atti della Suprema Corte, eventuali incostituzionalità da parte dello Stato Nazionale.
Il suo lavoro quale padre dell’autonomia regionale, viene tutt’oggi ricordato dalla fondazione che porta il suo nome.
Non solo Amella partecipò ai lavori della Consulta regionale ma contribuì anche alla stesura dello Statuto che sanciva l’autonomia di Sicilia. La fondazione culturale, senza fini di lucro, è volta proprio a diffonderne l’operato, attraverso le finalità promozionali di consultazione di materiale documentario, messo a disposizione dalla famiglia Amella; ben accette sono inoltre anche le attività di studio e ricerca. L’ente si occupa inoltre di promuovere, valorizzare e organizzare convegni, mostre, seminari e di istituire premi e borse di studio.
Sotto le intendenze della Fondazione “Giovanni Guarino Amella”, ricadono la biblioteca e l’archivio della città di Canicattì, la cui parte più importante è quella rappresentata dal ‘Fondo Guarino Amella’: una raccolta di testi documentari del politico agrigentino; e il Musaeum Mushar di Sant’Angelo Muxaro, in cui sono conservati i reperti, rinvenuti nella zona, che vanno dall’Età del Rame al periodo aragonese, passando per le dominazioni sicane, fenice, greche, bizantine e sveve di Sicilia.
Autore | Enrica Bartalotta