Tra le pagine della storia creativa della Sicilia, troviamo nomi dei quali si parla poco ma che, invece, hanno saputo cambiare la storia. Giovanni Petronio Russo nacque ad Adrano nel 1840 e fu inventore, saggista e artista. Ideò e costruì una tra le prime automobili stradali. Il padre, Vincenzo, era un commerciante. Giovanni frequentò gli studi umanistici ad Adrano, poi si iscrisse all’Università di Catania (secondo alcuni frequentò Ingegneria, secondo altri Medicina e Chirurgia). Dovette abbandonare gli studi universitari per dedicarsi al negozio lasciatogli dal padre, ma ciò non gli impedì di proseguire autonomamente gli studi di matematica, fisica e meccanica. Si appassionò al campo tecnologico e alle nuove scoperte relative all’applicazione dell’energia a vapore.
In quel periodo cominciavano a comparire locomotive e rotaie. L’intuizione di Russo fu di creare una vettura azionata dal vapore, che potesse viaggiare su strada e non solo su rotaie: una locomotiva stradale. Il suo prototipo fu pronto nel 1871: il collaudo privato andò a buon fine, quindi chiese e ottenne il brevetto come “locomotiva adattabile alle strade comuni”. Dato che era necessario costruire una nuova locomotiva per i collaudi ufficiali, si recò a Londra, ma venne truffato.
La nuova locomotiva fu dunque allestita con la collaborazione del Cantiere Marzocchi di Roma: venne battezzata “Trinacria” e collaudata nel luglio del 1873. Passò, sotto gli occhi di istituzioni e curiosi, nelle strade di Roma. Alla guida c’era proprio Giovanni Petronio Russo. Era la prima volta che un veicolo si muoveva per le strade non trainato da animali. Il successo fu enorme, ma nessuno in Sicilia rispose ai suoi tentativi di creare una Società per Azioni. Neanche i banchieri di Napoli e Roma gli vennero incontro, così la sua invenzione cadde nell’oblio. Russo tornò ad Adrano, dove ricoprì la carica di assessore. Durante l’epidemia di colera del 1887 cercò di salvare i suoi concittadini, provando a depurare le acque per limitare il contagio. Pensò anche di creare delle fontanelle pubbliche. Morì nel 1910 e, purtroppo, il suo nome non compare in alcun libro di storia dell’automobile.
Foto: Centro Adrano Cultura