La tela con il Giudizio Universale più grande d’Italia si trova in Sicilia. A Gangi, per essere precisi, dove adesso nasce un polo museale annesso alla Chiesa Madre. Un tassello prezioso, per ammirare ancora meglio la bellezza del borgo delle Madonie.
Il borgo di Gangi punta a diventare un unicum in Sicilia, con la nascita di un nuovo polo museale. Il progetto, già inserito nell’Itinerario Pulchritudinis della Diocesi di Cefalù (Palermo), ha l’obiettivo di entrare nella rete dei “piccoli musei” del ministero dei Beni Culturali e di attrarre anche partenariati privati.
Fiore all’occhiello della nuova iniziativa è sicuramente la tela con il Giudizio Universale più grande d’Italia. si tratta di un’opera realizzata nel Seicento da Giuseppe Salerno, conosciuto come “Lo Zoppo di Gangi“. Attualmente il quadro si trova dietro l’altare maggiore della chiesa parrocchiale.
Sarà collocato in un locale ad hoc, annesso al luogo sacro, e ci saranno spalti per sostare. Musica e voci fuori campo spiegheranno i dettagli dell’opera di Giuseppe Salerno. Il progetto è un vero e proprio itinerario, che valorizza tutte le opere presenti nella Chiesa Madre: non è, dunque, una sola sala espositiva.
All’itinerario è stato dato il nome “Dall’Inferno al Paradiso“. Nella Torre normanna che domina la facciata esterna della chiesa sorgerà un centro di esposizione per mostre di arte contemporanea. Durante la prossima primavera i primi artisti a essere ospitati nelle sale del museo saranno il pittore Roberto Fontana e la scultrice Dalila Belato.
I visitatori, dunque, saranno accompagnati nella lettura delle opere di Filippo Quattrocchi e nella visita alla Cripta dei preti morti e dell’Oratorio del Santissimo Sacramento. Le tre sale espositive, realizzate con la collaborazione del laboratorio Tra Art e finanziate dall’Amministrazione Comunale, accoglieranno tante opere pittoriche. Argenti ed ex voto raccontano la fede del popolo di Gangi e le presenze artistiche importanti che sono passate da qui.
«Siamo orgogliosi di aver contribuito in maniera incisiva a questo progetto – dice Francesco Migliazzo, Sindaco di Gangi – in continuità al lavoro svolto negli anni per la valorizzazione del nostro Borgo. La collaborazione con la Parrocchia per noi è preziosa e amplia il già consistente itinerario artistico che ha portato Gangi ad essere meta di interesse nazionale e internazionale».
Grazie al nuovo museo nella Chiesa Madre di Gangi, i visitatori potranno ammirare da vicino il più grande dipinto su tela in Italia raffigurante il Giudizio Universale. Un sistema di luci e le voci fuori campo permetteranno una visione completa dal punto di vista artistico e teologico.
Il Giudizio Universale si può considerare il capolavoro dello Zoppo di Gangi, se non altro per la sua complessità iconografica e iconologica. Giuseppe Salerno lavorò alla grande tela nel 1629, nel periodo della sua piena maturità artistica. In quegli anni, egli era certamente un nome di spicco del territorio madonita.
Nell’opera, traduce in pittura una elaborazione teologica sul tema del Giudizio Universale estremamente dotta e complessa, con riferimenti testuali alle Sacre Scritture, concepita specificamente per l’occasione.
Molti esperti sono concordi sul fatto che non abbia tratto spunto dall’unico modello iconografico del Giudizio di Michelangelo: avrebbe, invece, fatto ricorso a una molteplicità di ispirazioni, adeguandoli alle sue esigenze espressive. Da un punto di vista figurativo, la grande tela racchiude in sintesi i principali aspetti che il movimento culturale tra l’area madonita e palermitana poteva offrire al pittore.
Nella parte superiore c’è la sfera celeste: Cristo giudice, la «Deesis ristretta ed allargata», i dodici apostoli, i santi innocenti e, ancora più in alto, l’arma Christi. Il pittore ha esteso la “supplica ristretta” a san Giuseppe, in ginocchio accanto e dietro Maria.
Nel registro inferiore, invece, c’è la sfera terrena: una schiera di beati si dirige con ordine verso la porta del Paradiso, mentre una folla disordinata e scomposta viene catapultata verso la porta dell’Inferno.