Figlio di un venditore di stoffe di Palermo, la sua esistenza è ancora avvolta nel mistero e nell’intrigo; sono molti infatti gli studiosi che insistono con il definire Giuseppe Balsamo un personaggio altro rispetto ad Alessandro di Cagliostro.
Poco dopo la sua nascita, morto il padre, Giuseppe venne dato in affidamento all’orfanotrofio di San Rocco, l’istituzione dove, seguito dagli Scolopi, completò anche i suoi primi anni di studi. La sua natura errabonda si vide già in tenera età: Giuseppe infatti tentò di scappare dall’istituto religioso più volte, ed ecco perché nel 1756 la famiglia decise infine di trasferirlo al convento dei Fatebenefratelli di Caltagirone.
Qui, Cagliostro apprese i poteri medicinali delle erbe e iniziò ad interessarsi ai preparati che se ne potevano ricavare, come le tisane. Uscito dal convento, si recò a Messina dove conobbe un certo Altotas, un personaggio con cui il conte girò l’Egitto, Rodi e Malta; qui, nel 1766, Cagliostro venne introdotto al noto Ordine dei Cavalieri.
Due anni dopo, si hanno notizie di lui a Roma, dato che viene arrestato per aver inscenato una rissa in una locanda in piazza del Pantheon; verrà rilasciato tre giorni dopo tramite l’intervento del cardinale Orsini. Nello stesso anno, Cagliostro si sposerà con Lorenza Serafina Feliciani, la bella figlia analfabeta di un fonditore di bronzo.
A Roma, il conte porta avanti la sua vita come falsario di documenti, diplomi e sigilli; ma a causa della denuncia dell’amico e collaboratore Ottavio Nicastro, venne dopo poco costretto a scappare a Bergamo, con la moglie e un suo complice.
Nella città lombarda, Cagliostro continuerà la sua attività di truffatore, qui, verrà arrestato insieme alla consorte. Una volta rilasciata, la coppia si sposta in Francia, ad Aix-en-Provence dove conosce Giacomo Casanova, e poi ad Antibes, da cui raggiungerà, nel 1769, la città di Barcellona.
Incoraggiata dal marito, Lorenza tirava avanti la sua esistenza infilandosi nel letto di ricchi personaggi del tempo tra cui anche il marchese di Fontanar, con cui giungeranno a Madrid; nel 1770, i due coniugi si trasferiscono a Lisbona, e l’anno dopo a Londra.
La loro vita, fatta di espedienti poco leciti, inizia a diventare del tutto legale proprio nella capitale inglese, dove Cagliostro si occuperà di lavorare con le pergamene, dato il suo talento quale discreto disegnatore. Ma il poco profitto generato dal lavoro onesto, porterà il conte a mettere in piedi un ricatto, con l’aiuto di un marchese siciliano di nome Vivona. Il piano consisteva nel portare sua moglie ad amoreggiare con un ignaro quacchero che, per ripagare il conte del torto subìto, lo avrebbe risarcito con un’ingente somma di denaro; denaro che venne rubato a Cagliostro dal sedicente nobile suo complice.
Non potendo pagare l’affitto, Balsamo viene portato in galera ma viene rilasciato poco dopo grazie all’intervento del ricco sir Edward Hales, convinto da Lorenza. Il 15 settembre 1772, i Bonnie e Clyde del Settecento, s’imbarcano per la Francia, dove conoscono Duplessis, avvocato della marchesa de Prie; una volta giunti in territorio francese, Lorenza diviene l’accompagnatrice di alto bordo del Duplessis, ma la storia non finisce come di consueto, perché la donna sembra voler rimanere effettivamente con l’avvocato. Una volta rotto il suo legame con Balsamo, Lorenza lo denuncia per sfruttamento della prostituzione a cui lo stesso risponderà con l’accusa di abbandono del tetto coniugale. Lorenza passerà i 4 mesi successivi nelle carceri parigine di Sainte-Pelagie, da cui, per uscirne, ritirerà le sue accuse nel giugno del 1773. Lorenza e Giuseppe partiranno dunque alla volta di un altro pezzo d’Europa: Belgio, Germania, Italia, Malta, Spagna e nel luglio del 1776, nuovamente Londra.
Una volta giunti nella capitale inglese, il copione della coppia resta lo stesso: Cagliostro verrà infatti accusato di diverse truffe, che lo porteranno a entrare e uscire dal carcere, finché, il 12 aprile 1777 entra a far parte dei fortunati membri della loggia massonica “L’Espérance” di Soho.
Giunti nei Paesi Bassi, moglie e marito vengono accolti dagli adepti de “L’Indissoluble”, altra setta segreta; ma nonostante il discreto successo che sembrarono ottenere, nel 1779 la coppia è di nuovo in viaggio, in Germania per la precisione, e poi in Curlandia, nell’odierna Lettonia, dove Alessandro proseguì le sue malefatte in qualità di truffatore.
Dopo una breve esperienza a San Pietroburgo, Cagliostro e Lorenza giungono a Varsavia nel maggio del 1780; le sue peripezie e la sua spiccata capacità dialettica, lo portarono ad essere conosciuto quale uomo dalle molteplici risorse e qualità. Oltre ad essere un conte, era infatti un alchimista, uno stregone, un guaritore tramite l’uso delle erbe. Ma dopo una serie di incidenti e crimini, la coppia riparte alla volta della Francia, il 26 giugno 1780. A Strasburgo, Cagliostro si fingerà medico con il solo obiettivo di entrare nei circoli più esclusivi d’Europa; fu in questo periodo dunque che la sua fama raggiunse i suoi massimi livelli.
In Francia, Cagliostro venne a conoscenza dell’ex cardinale de Rohan, che credette nelle qualità del sedicente conte e, accogliendolo nel suo palazzo, ne rimase enormemente affascinato. Anni dopo, Cagliostro cercherà di sfruttare l’elevata posizione del suo protettore per giungere al Papa; voleva infatti che l’alto prelato approvasse il “Rito Egizio” quale ordine religioso, una loggia massonica fondata da Cagliostro stesso a seguito di una visione dovuta al delirio causato dalla malattia, che lo colpì a conclusione di un viaggio, l’8 novembre 1783.
Alla congrega segreta partecipò anche la moglie, con il titolo di principessa Serafina e regina di Saba: Lorenza si occupava dei seguaci di sesso femminile. Obiettivo dell’ordine pseudo-religioso era quello di promettere rigenerazione spirituale ai propri adepti in cambio, ovviamente, di denari, privilegi e rendite. E fu con questo spirito che la principessa Serafina e il conte Phenix partirono per Lione il 20 ottobre 1784 e, successivamente, si recarono a Parigi, decisi a raggiungere il riconoscimento, da parte della Chiesa cattolica, del Rito Egizio.
Il declino di Cagliostro e della sua consorte iniziò non molti anni dopo quando, giunti nuovamente a Londra, vennero messi sotto attacco dal “Courier de l’Europe” che smascherò le loro esistenze truffaldine: dai crimini compiuti fino ai ben più noti arresti. Nel novembre del 1786, Cagliostro decise infine di ammettere la sua vera natura; in una lettera al quotidiano del governo francese dichiarò di non essere in possesso di alcun titolo nobiliare, e di non essere nemmeno il Balsamo di cui si fa menzione. Intorno a lui però, è il vuoto pneumatico: tutte le personalità più eminenti dell’Europa del tempo, presero le distanze da Cagliostro. Il conte si sposta così ad Hammersmith, nel marzo dell’anno dopo, dove insegnerà alchimia; ma ormai il suo destino è segnato, persino i massoni della sua loggia lo accuseranno di truffa. Si trasferisce allora, in primavera, in Svizzera, questa volta senza la moglie.
Il 23 luglio 1788, Cagliostro parte dalla Svizzera insieme a Lorenza che nel frattempo lo aveva raggiunto, per raggiungere Aix-les-Bains. Da qui, entrambi cercano di raggiungere Torino da dove verranno espulsi e poi Genova, passando per Venezia, Verona e infine Rovereto per arrivare, sul finire di novembre, nella città di Trento.
A Trento la coppia verrà accolta dal principe-vescovo Pietro Vigilio Thun, massone, che rassicurerà Alessandro circa il suo viaggio a Roma; Thun infatti produrrà per lui una lettera di raccomandazioni da presentare allo Stato Pontificio, stesso discorso anche per altri cardinali della fede cattolica. Il 17 maggio, Cagliostro parte da Trento con Lorenza alla volta della città capitolina.
Un giorno, il ‘nobile’ truffatore viene avvicinato da due spie del Governo pontificio, Matteo Berardi e Carlo Antonini, che gli chiesero di accoglierlo nella Massoneria, per provare il reato, punibile con la pena di morte, di eresia.
In settembre, Lorenza denuncia il marito al sacerdote di Santa Caterina della Rota, alla quale si va ad aggiungere il verbale con le accuse, portate avanti il 27 novembre dal padre di Lorenza, Giuseppe Feliciani, e dalla spia Carlo Antonini. Dopo una riunione tra il Papa, Pio VI, il Segretario di Stato e altri cardinali, Cagliostro viene arrestato insieme alla moglie e a fra’ Giuseppe, l’unico religioso che il conte riuscì ad affabulare facendolo entrare nella sua setta; nella notte del 27 dicembre 1789 Balsamo viene portato in carcere a Castel Sant’Angelo, Lorenza, poi assolta da tutte le accuse, verrà rinchiusa presso il convento di Sant’Apollonia in Trastevere, dove rimarrà fino alla morte, sopraggiunta l’11 maggio del 1810 per un infarto; il frate cappuccino, massone del “Rito Egizio”, verrà incarcerato per dieci anni presso il convento dell’Ara Coeli.
Consapevole della situazione drammatica in cui si trova, Cagliostro scriverà al Papa per abiurare; viene così trasferito presso la Rocca di San Leo, in zona di Rimini, dove trovò la morte il 26 agosto del 1795.
Di lui parlò anche Goethe, che durante la tappa a Palermo del suo Grand Tour, si fermò presso la casa natale di Cagliostro; qui conobbe la madre e la sorella e così attestò con certezza l’ipotesi che Alessandro Cagliostro e Giuseppe Balsamo erano di fatto la stessa persona; lo scrittore e drammaturgo tedesco realizzò poi un profilo del truffatore, nella sua opera “Der Grosskophta”, una commedia del 1791.
Dell’avventurosa quanto controversa storia del conte di Cagliostro, si occuparono anche Luigi Natoli, scrittore e giornalista palermitano, Alexandre Dumas padre e il noto drammaturgo russo Tolstoj, nel 1921. Il sedicente conte viene citato anche nelle avventure del noto personaggio di Maurice Leblanc, Arsenio Lupin. Nel 2006, i registi e sceneggiatori palermitani Ciprì e Maresco hanno realizzato una versione cinematografica delle sue avventure, intitolata “Il ritorno di Cagliostro”.
A Cagliostro venne anche attribuito il cosiddetto “Scandalo della collana”. La collana era un prezioso lavoro di oreficeria del gioielliere Boehmer, tempestato di diamanti del valore di circa 100 milioni di euro. Il conte De la Motte e sua moglie convinsero l’ex cardinale de Rohan che l’acquisto avrebbe potuto essere il perfetto escamotage per riconquistare la fiducia (e un posto a palazzo) di Maria Antonietta, figlia di Maria Teresa regina d’Austria, dalla cui corte, anni prima, de Rohan era stato cacciato per una tremenda gaffe. Si trattava di una truffa, perché la regina di Francia aveva già rifiutato la collana prima ancora che questa le venisse offerta dalle mani dell’ex alto prelato. Il gioiello venne infatti intercettato dal conte De la Motte, che cercò di venderlo, in più parti, in Inghilterra. Scoperta la magagna, il conte e la contessa vennero arrestati e fu poi quest’ultima ad attribuire a Cagliostro la responsabilità del raggiro. Il noto imbroglione fu dunque preso in custodia nuovamente, il 22 agosto 1785, e imprigionato, con la moglie, nella Bastiglia.
Ma l’identità del noto truffatore di Palermo è ancora oggi avvolta dal mistero. Alcune ricerche testimoniano infatti come il palermitano Giuseppe Balsamo non sia Alessandro di Cagliostro, conte di origine portoghese a cui si attribuisce la nascita del noto motto “Liberté, Égalité, Fraternité”, simbolo e vessillo della Rivoluzione Francese.
Si pensa che Cagliostro venne dunque dipinto come un criminale dai suoi nemici, prima tra tutti la Santa Inquisizione, che pagò Balsamo e la moglie per impersonare un impostore l’uno e una poco di buono l’altra, in modo da screditare il personaggio rivoluzionario del conte, pericoloso per il potere temporale della Chiesa.
Autore | Enrica Bartalotta