Chi era Giuseppe Di Cristina? Biografia del siciliano soprannominato “la tigre”. Dove è nato, cosa ha fatto, che legame aveva con la cosca mafiosa di Riesi, in provincia di Caltanissetta. La collaborazione con le forze dell’ordine, la morte.
Giuseppe Di Cristina nasce a Riesi, in provincia di Caltanissetta, il 22 aprile del 1923, all’interno di una famiglia di tradizione mafiosa. Il nonno è membro della cosca di Riesi e sceglie come successore il figlio (nonché padre di Giuseppe) Francesco “Don Cicciu” Di Cristina, il quale instaura forti legami con le famiglie di Palermo.
Dopo aver lavorato come impiegato nelle filiali della Cassa di Risparmio di Caltanissetta e Gela, Giuseppe entra al Banco di Sicilia e lavora in diverse filiali. In seguito al rientro dal soggiorno obbligato a Torino (a causa della forte azione repressiva delle autorità nei confronti di Cosa nostra), diventa tesoriere in una delle compagnie facenti capo all’Ente Minerario Siciliano. Secondo gli inquirenti e stando a quanto rivelato dal pentito Tommaso Buscetta, Giuseppe Di Cristina è coinvolto nell’assassinio del presidente dell’ENI Enrico Mattei.
Sempre secondo le rivelazioni di Buscetta, è coinvolto anche nel rapimento e nel successivo omicidio di Mauro De Mauro, giornalista che indagava sul caso Mattei. Uno degli uomini di Di Cristina, inoltre, sarebbe stato uno dei killer che hanno ucciso Michele Cavataio il 10 dicembre del 1969.
Giuseppe Di Cristina è arrestato, ma prosciolto per mancanza di prove nel processo di Catanzaro del luglio del 1974. È coinvolto anche in un altro processo, ad Agrigento, per una vendetta tra clan di Riesi e Ravanusa, ed è accusato di essere mandante di un paio di omicidi. Tutti gli imputati, incluso Di Cristina, vengono assolti per mancanza di prove.
Di Cristina si scontra duramente con i Corleonesi sull’uccisione del colonnello dei Carabinieri Giuseppe Russo e, per queste ragioni, sarebbe diventato uno dei loro principali obiettivi. Il 21 novembre del 1977 si salva da un attentato, in cui muoiono due dei suoi uomini. Nei pressi di Riesi, una Fiat 127 simula un incidente e sperona una BMW, a bordo della quale ci sono Giuseppe Di Fede e Carlo Napolitano, freddati a colpi di fucile da caccia e rivoltella.
Qualche anno più tardi, nel gennaio del 1978, Di Cristina incontra Salvatore Greco, insieme a a Gaetano Badalamenti e Giuseppe Calderone, per discutere alcune questioni interne. Ne scaturiscono alcune vicissitudini, che inaspriscono i rapporti con i Corleonesi.
Di Cristina si trova sempre più isolato e decide, allora, di informare i Carabinieri sul pericolo della mafia corleonese. Fornisce per la prima volta nell’aprile del 1978 un quadro completo delle divisioni interne a Cosa nostra, tra gli uomini di Luciano Liggio e quelli di Gaetano Badalamenti e Stefano Bontate. Secondo Di Cristina, la squadra dei Corleonesi è formata da diversi boss, che fanno capo a Totò Riina e Bernardo Provenzano.
Giuseppe Di Cristina viene aggredito il 30 maggio del 1978, in via Leonardo Da Vinci a Palermo, mentre si trova a una fermata dell’autobus. Prova a difendersi e riesce a ferire uno degli aggressori, Leoluca Bagarella (cognato di Totò Riina), ma ha la peggio e viene finito a pallottole. Per l’omicidio, vengono condannati Greco, Riina e Provenzano.
La sua morte è preludio alla cosiddetta “seconda guerra di mafia“, che inizia nel 1981 con l’omicidio di Stefano Bontate. Dieci anni dopo il suo assassinio, anche il fratello Antonio viene ucciso a Riesi, da un sicario che lo fredda con 7 proiettili.