Era il 2013 quando il 20enne Giuseppe Lena, originario di Cammarata, nell'Agrigentino, perse la vita dopo un allenamento in palestra a Palermo. Il giovane era arrivato in ospedale dopo "una caduta fatale" in seguito a un malore. Una vicenda piena di dubbi. Come ricorda "LiveSicilia", l'autopsia evidenziò un forte trauma cranico: la cartella clinica parlava di "danno ipossico-ischemico emorragico causato da un corpo contundente".
Dice il padre Francesco: "Quelle stesse domande non hanno ancora ricevuto una risposta, il nostro dolore non ha ancora trovato conforto nella giustizia, ma io e mia moglie non perdiamo la speranza. Il processo andrà avanti e ci auguriamo che la verità venga presto a galla. Lo dobbiamo a Giuseppe, alla sua voglia di vivere, alla sua generosità. Giuseppe era un altruista, un ragazzo molto giovane, ma già estremamente consapevole del valore della vita. Vogliamo sapere cosa è successo in quella palestra, il luogo in cui nostro figlio ha trascorso gli ultimi momenti della sua esistenza".
Alla sbarra ci sono tre imputati accusati di omicidio colposo: Giuseppe Chiarello, 40 anni, Roberto Lanza, 27 anni – entrambi si stavano allenando con Giuseppe quella sera – e Giuseppe Di Paola, il proprietario della palestra che non sarebbe stato in possesso delle autorizzazioni che permettono la pratica della disciplina Mma, le arti marziali miste. Ancora Francesco Lena: "Abbiamo vissuto un altro momento terribile, ma per fortuna l'iter farà il suo corso, con i suoi tempi. È la speranza a darci la forza di andare avanti, continuiamo a lottare in nome di Giuseppe nonostante le difficoltà. Proprio come avrebbe fatto lui".