Chi è Giuseppe Lucchese, l’ex kickboxer soprannominato “Occhi di ghiaccio“. Biografia: dove è nato, quanti anni ha, cosa ha fatto. Quando è stato arrestato, per cosa è stato condannato e durante quali processi, dove si trova oggi.
Giuseppe Lucchese
Giuseppe Lucchese Micciché nasce a Palermo, nel quartiere Brancaccio, il 2 settembre del 1959, quindi ha 64 anni. Inizialmente si fa conoscere usando il cognome della madre, solo al Maxiprocesso si utilizza anche il cognome del padre. È nipote di Tommaso Spadaro.
Negli anni 1982 e 1983 è campione italiano di kickboxing ed è anche un esperto di arti marziali. È il secondo di cinque figli: il padre fa il netturbino, la madre l’infermiera. Secondo gli inquirenti, sarebbe stato affiliato alla famiglia di Ciaculli, quindi vicino ai Corleonesi di Totò Riina.
Alcuni collaboratori di giustizia indicano Giuseppe Lucchese come uno dei più spietati killer degli anni tra il 1981 e il 1984. Nel 1983 avrebbe preso parte alla grande rapina da 15 miliardi di lire al Banco di Sicilia. Avrebbe ucciso, con Vincenzo Puccio, Giuseppe Greco (detto “Scarpuzzedda“) nel 1985. È sospettato di aver partecipato agli omicidi di Stefano Bontate e Salvatore Inzerillo. È ritenuto esecutore materiale del duplice omicidio dei fratelli Di Piazza, davanti a numerose persone, con diversi colpi di pistola.
Ancora, avrebbe partecipato all’assassinio del vicebrigadiere Antonino Burrafato, del vicequestore Ninni Cassarà e del commissario Beppe Montana. Il pentito Vincenzo Sinagra lo indica come esecutore materiale dell’omicidio di Giuseppe Abate. Nel 1989, il collaboratore Francesco Marino Mannoia (neo pentito) ricopre un ruolo fondamentale per l’arresto di Giuseppe Lucchese.
L’arresto avviene il 1° aprile del 1990. Mannoia fornisce dettagli decisivi sulla vita privata di Lucchese e questo consente alle forze dell’ordine di puntare sulla compagna di lui, pedinandola. In questo modo, giungono nell’appartamento in cui si trova l’uomo e lo catturano. Nella cantina sotto casa si rinvengono 11 miliardi in contanti e molte armi.
Processi e condanne
Su Giuseppe Lucchese pesano condanne a 5 ergastoli per pluriomicidi. Per lui, la corte ha deciso la detenzione con il regime del 41 bis, in carceri di massima sicurezza. Queste alcune delle condanne più celebri:
- 1987, Maxiprocesso di Palermo. Condanna in primo grado all’ergastolo in contumacia, come esecutore di diversi delitti, insieme a Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco e altri.
- 1988, processo per gli omicidi dei commissari Beppe Montana e Ninni Cassarà. Ergastolo, insieme ad Antonino Madonia, Pippo Calò, Nenè Geraci e Raffaele Ganci.
- 2004. Nuova condanna all’ergastolo, per la “strage delle donne di Bagheria” (uccisione di sorella, madre e zia di Francesco Marino Mannoia), insieme a Totò Riina, Bernardo Provenzano, Pietro Aglieri e altri.
- Sempre nel 2004, Corte d’Assise di Palermo. Condanna a un nuovo ergastolo in quanto esecutore per il duplice omicidio del politico antimafia Pio La Torre e dell’autista Rosario di Salvo, insieme ad Antonino Madonia.
- 2005. Nuova condanna all’ergastolo, in merito alla “strage della circonvallazione”, insieme a Raffaele Ganci e Antonino Madonia.
In merito alla condanna del 2004 per il delitto di Pio La Torre, su Repubblica si legge:
“La sentenza è stata emessa dopo sette ore di camera di consiglio, dai giudici della Corte d’ assise presieduta da Renato Grillo. I giudici hanno accolto la richiesta dei pm Antonino Di Matteo e Domenico Gozzo. Ad accusare i due killer è stato il pentito Salvatore Cucuzza, reo confesso. Nella loro requisitoria i pm avevano ricostruito le fasi dell’ agguato e smontato l’ alibi di Madonia. Di Matteo aveva anche parlato di ”soggetti estranei a Cosa nostra” che avrebbero ispirato l’omicidio e aveva evocato i cosiddetti mandanti occulti che assieme ai padrini della Cupola, già condannati come mandanti, avrebbero voluto la morte dell’ esponente politico”.