Giuseppe Tornatore è il regista di “Ennio”, il film dedicato al grande compositore Ennio Morricone. La pellicola, oltre a essere il racconto di una vita, è anche un modo per conoscere più a fondo il rapporto che ha legato Tornatore e Morricone.
Vincitore del Nastro d’Argento 2022 come miglior documentario, si presenta come un ritratto a tutto tondo del compositore più popolare e prolifico del XX secolo, il più amato dal pubblico internazionale, due volte Premio Oscar e autore di oltre 500 colonne sonore indimenticabili.
Quando è uscito in sala, “Ennio” di Giuseppe Tornatore ha riscosso un enorme successo tra il pubblico. Ai microfoni di Gds.it, il regista bagherese spiega: «Con Ennio c’era un rapporto molto particolare che va oltre al rapporto che può esserci tra un regista e l’argomento che sceglie di raccontare in un film».
Tra i due, dunque, c’era anche un bellissimo rapporto, che emerge da ciò che mostra il grande schermo: «Sapevo che Morricone non amasse stare davanti alla macchina da presa. Spesso i giornalisti televisivi pongono domande esigendo risposte sintetiche hanno bisogno di tempi brevi e questa cosa lo indisponeva».
Quando, invece, Ennio Morricone raccontava gli aneddoti a Tornatore, era molto più a suo agio ed ironico. «Per metterlo a suo agio dovevo recuperare quel clima. Per fare questo ho cercato di non avere limiti di tempo, gli ho detto che la nostra intervista poteva durare anche mesi. L’importante era che raccontasse le cose a modo suo».
Da ciò che racconta Giuseppe Tornatore, emerge il segreto che rende speciale il film è proprio quell’empatia: la stessa empatia che ha permesso a un colosso della musica mondiale di raccontarsi all’amico regista.
«Ennio aveva un rapporto molto forte con la Sicilia attraverso la musica, lui amava la musica siciliana», ha anche rivelato Tornatore. «Aveva un rapporto con lo stile siciliano di estrazione classica, non folcloristico. Certe volte mi faceva ascoltare delle cose che per me di siciliano non avevano nulla: anche Bach aveva scritto qualcosa di siciliano che non era folcloristico».