Nel 1700 la Sicilia fu una delle mete più amate del Grand Tour, l’esperienza di viaggio dell’aristocrazia nell’Europa continentale. Johann Wolfgang Goethe fu, senza ombra di dubbio, uno dei viaggiatori più celebri. Decise di intraprendere un viaggio nella nostra isola nel 1787, inserendo la sua esperienza nell’opera “Viaggio in Italia“, scritta tra il 1813 e il 1817. Oggi vi parleremo della visita di Goethe a Catania. Dopo essere stato a Castro Giovanni (Enna), attraversò un lungo percorso a cavallo per arrivare nel capoluogo etneo, rimanendovi dal 3 al 5 maggio del 1787. Incontrò la nobiltà locale, ma non solo.
Goethe a Catania venne accolto da un avvertimento, in forma di iscrizione: “Viaggiatori, chiunque voi siate, guardatevi bene a Catania dalla locanda al Leone d’Oro! È peggio che cadere contemporaneamente nelle grinfie di ciclopi, sirene e scille.” Il teutonico viaggiatore, in barba a quelle parole, soggiornò effettivamente al temuto Leone d’Oro e non lo trovò terribile.
Fu ospite del palazzo Biscari e scrisse: “Fummo introdotti dal principe, il quale, come mi avevan fatto osservare, ci fece vedere la sua collezione di monete per un atto di deferenza speciale; infatti, in occasione di simili visite, tanto al suo compianto padre quanto a lui stesso più d’un oggetto era andato perduto, ragion per cui la sua consueta liberalità s’era intiepidita un poco. Questa volta ho potuto sfoggiare qualche cognizione di più, avendo già tratto ammaestramento dalla mia visita alla raccolta del principe de Torremuzza…”.
Non mancò, naturalmente, una visita sull’Etna, seguendo i suggerimenti del Cavalier Gioeni. “La mattina per tempo ci siam messi in cammino e rivolgendoci sempre a guardare indietro, dall’alto dei nostri muli, abbiam raggiunto la zona delle lave non ancora domate dal tempo. Blocchi e lastre frastagliate ci presentavano le loro masse irrigidite, attraverso le quali le nostre cavalcature si aprivano a caso un sentiero. Giunti alla prima vetta d’una certa importanza, abbiamo fatto sosta. Il Kniep ha riprodotto con grande esattezza ciò che si presentava innanzi a noi dalla parte della montagna: le masse di lava in primo piano, le vette gemelle dei Monti Rossi a sinistra, e di rimpetto a noi la selva di Nicolosi, sopra la quale si ergeva il cono dell’Etna ricoperto di neve e leggermente fumante…”. Purtroppo, a causa delle avverse condizioni meteorologiche, non potè raggiungere la vetta.
Il viaggio di Goethe a Catania incluse anche le “rocce di Jaci” (Aci Castello): “Abbiamo visto i resti di serbatoi d’acqua, di una naumachia e di altre rovine simili che comunque, date le ripetute distruzioni della città per via della lava, di terremoti e di guerre, stanno sotto alle macerie e sono talmente sprofondate che soltanto un conoscitore erudito delle antichità architettoniche può provarne piacere ed insegnamento”. Tra bellezze e disavventure, la Sicilia riuscì a regalare al viaggiatore tedesco tante esperienze. La visita di Goethe a Catania si unì agli altri racconti sulla nostra isola. Un’isola che lo ispirò al punto di scrivere: “L’Italia, senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave di tutto“.