Il grande innovatore che “ha fatto scuola” lascia un enorme patrimonio culturale per il nostro paese.
Quando l’umanità perde uno dei suoi “passanti” succede poco o, se volete, niente. I tempi dell’umana progenie sono così grandi che un uomo in più o in meno cambia poco. Quando si afferma, con frasi fatte e tramandate, che il defunto “scompare” si dice proprio una mezza verità.
“Mezza” perché l’affermazione è vera per chi non lascia dietro di se niente. Nessuna orma, nessun pensiero, nessun affetto. Gualtiero Marchesi fa parte dell’altra metà. Le sue orme e i suoi pensieri sono così scolpiti nel granito Italiano che difficilmente, a memoria d’uomo” potranno “scomparire”.
La cucina gastronomica e territoriale nella nostra Italia si può definire “avanti” e “dopo” Gualtiero Marchesi. E questo non solo per l’innovazione, il radicamento alle tradizioni vere della gastronomia italiana, l’esaltazione del bello e del buono ma per la generosità della sua arte. Gualtiero Marchesi è stato il primo a preoccuparsi di trasmettere agli altri il suo sapere. Niente segreti di chef, niente cucine chiuse e top secret, la sua arte era a disposizione di tutti. Dalla casalinga allo chef. Le sue opere divulgative non si contano e le sue azioni, vere e non da baraccone, verso i giovani che si “tuffano” nel mondo della cucina sono diventate un vero esempio per la sfera gastronomica internazionale.
Anticonformista. Stellato per caso e non per mestiere. Il mestiere lo mostrava in campo, ai suoi clienti e ai suoi allievi con il rigore e la generosità di chi conosce “a memoria” la “memoria” gastronomica del nostro paese. La catalogazione uniformata e massificata e mercificata fatta di stelle, guide e apparenze senza spessore non erano per lui.
Gero La Vecchia