Il Guardian fa tappa in Sicilia per raccontare la storia del team di rugby dei Briganti: i giocatori dilettanti di Librino, quartiere di Catania, non si sono piegati alle intimidazioni.
I Briganti Librino sul Guardian
«I giocatori dilettanti di Librino devono sorvegliare ogni notte il loro nuovo campo e le loro strutture, ma vale la pena tenere i bambini fuori dalle grinfie di Cosa Nostra». Esordisce così l’articolo della celebre testata britannica, che fa tappa a Catania, in uno dei suoi quartieri più storici.
Da quando la criminalità organizzata ha dato fuoco al circolo sportivo e all’autobus dei Briganti Librino RUFC, il capitano Gloria Mertoli e gli altri membri del team si alternano per rimanere dopo gli allenamenti serali e sorvegliare l’aria durante la notte.
“Da quando il circolo ha iniziato a lavorare per portare i bambini – facili bersagli del reclutamento mafioso – fuori dalle strade di Librino, i clan hanno cercato di metterlo fuori mercato”. – spiega il Guardian. La storia dei Briganti di Catania ha fatto notizia in tutto il mondo, ricevendo tantissima solidarietà, anche dall’allenatore della nazionale inglese di rugby, Eddie Jones, e dall’ex capitano dell’Inghilterra Bill Beaumont.
Il supporto del mondo del rugby
L’anno scorso, la squadra amatoriale di rugby di Bolton, con un patrimonio di 150 anni, ha stretto una partnership con la squadra siciliana. Il presidente del Bolton, Mark Brockelhurst, ha detto: «Per la gente di Librino, il rugby offre un’alternativa a una potenziale vita criminale per le strade».
La Briganti è composta da diverse squadre giovanili e senior, oltre a squadre femminili di più fasce d’età: è stata fondata a Librino nel 2006, con l’obiettivo di fare di più che semplicemente giocare a rugby. «Abbiamo costruito un circolo sportivo con una piccola biblioteca, una caffetteria e una cucina», dice Piero Mancuso.
Alla mezzanotte dell’11 gennaio 2018, però, è scoppiato un incendio nella club house dei Briganti. Libri, palloni, caffè, computer, maglie e trofei: tutto è andato perduto. «Almeno 10 anni di ricordi sono andati in fumo», dice Mancuso. «È stato devastante».
L’incendio e la rinascita dalle ceneri
La club house è stata ricostruita in pochi mesi, grazie a donazioni private. Purtroppo ci sono stati furti dell’attrezzatura e incursioni. Nel marzo del 2021 l’autobus della squadra è stato dato alle fiamme.
«Per tutta la vita ho sentito persone parlare di mafia, ma quando ce l’hai in faccia è tutta un’altra storia», racconta Mertoli, 22 anni, capitano della squadra di rugby femminile. «Quando hanno dato alle fiamme il nostro autobus, è stato come se avessero dato fuoco a casa mia. Ti trovi in una situazione difficile perché non sai come gestirla». Da quel giorno ci si alterna di notte per vegliare sugli spogliatoi, sul nuovo circolo sportivo e sulla biblioteca.
«Siamo lì tutta la notte», aggiunge Mertoli. «Ordiniamo da mangiare e passiamo il tempo giocando a Risiko o Monopoly. Se sentiamo un rumore, prendiamo le nostre mazze».
La vita, come il rugby, è un gioco di resilienza, e tutto può cambiare l’esito della partita, fino all’ultimo. Grazie al sostegno e alle donazioni internazionali, i Briganti sono riusciti a battezzare il loro nuovo campo da rugby, inaugurato ufficialmente venerdì scorso, racconta il Guardian. «Siamo risorti dalle ceneri del fuoco che queste persone hanno appiccato», conclude Mancuso.