La Dia di Catania ha sequestrato il patrimonio di Giovanni Pruiti, 41 anni, attualmente detenuto. Secondo gli inquirenti Pruiti, è il reggente del clan mafioso di Cesarò, alle dipendenze di Salvatore Catania, a sua volta referente territoriale per la zona di Bronte e territori limitrofi del clan catanese dei Santapaola. Le indagini su Pruiti sono state avviate dopo l’attentato al presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci. È emerso che alcuni esponenti di associazioni mafiose sul territorio dei nebrodi hanno ricevuto contributi Agea. Tra le persone indagate dal personale della Dia c’è anche Clelia Bontempo, convivente di Giovanni Pruiti.
L'uomo è il reggente del clan di Cesarò ed è stato condannato nel 2005 al gip del tribunale di Catania per il reato di partecipazione ad associazione di stampo mafioso, associazione diretta da Salvatore Catania e operativa nei territori di Bronte, Maniace, San Teodoro e Cesarò. Il 14 febbraio 2017 Giovanni Pruiti è diventato capo del clan di Cesarò, dopo l’arresto del fratello Giuseppe. In particolare, da tale indagine è emerso come per i maggiori controlli e requisiti per ottenere l’affidamento di terreni demaniali, è necessaria una certificazione antimafia. I clan mafiosi locali hanno intimidito cittadini privati per avere il controllo di terreni privati.
È stato così documentato il collegamento tra Salvatore Catania detto Turi e Pruiti. I clan sono riusciti a ostacolare con il metodo mafioso ogni libera iniziativa agricola-imprenditoriale e condizionare fortemente il libero mercato. Il gruppo criminale si tutti gli aspiranti acquirenti provocandone il recesso dalle trattative in corso, anche mediante intimidazioni. Le evidenze investigative hanno confermato l’elevato spessore criminale della famiglia Pruiti, che si sono dati da fare per accaparrarsi i terreni agricoli in affitto, gli allevamenti e il controllo del settore della commercializzazione della carne.
Le indagini condotte dalla Dia hanno permesso di ricostruzione i redditi e il patrimonio di Pruiti e del proprio nucleo familiare. In particolare è stata evidenziata la sproporzione tra i redditi dichiarati ed il patrimonio acquisito nel corso dell’ultimo decennio. Il patrimonio rilevato dalle investigazioni è risultato frutto di investimenti di gran lunga superiori ai flussi finanziari regolarmente dichiarati. È stato così sequestrato il sequestro dell’ingente patrimonio consistente in imprese operanti prettamente nel settore agricolo, numerosi terreni agricoli, fabbricato a Cesarò, diversi veicoli, titoli ordinari Agea e rapporti finanziari in corso di quantificazione.