Questi dischi di terracotta sono quel che resta di un hammam, cioè di un bagno a funzione igienica, che si trovava proprio sul porto della Madīnat Siqilliyya (cioè di Palermo quando era la capitale della Sicilia islamica). Sono stati portati al Museo di Palermo nel 1884, insieme ai materiali provenienti dalla demolizione di una delle più antiche parrocchie della città: la chiesa di San Giacomo la Marina, fondata prima del 1143 in prossimità del porto (per questo era chiamata la Marina). Quando la parrocchia venne demolita, si rinvennero, sotto una cappella, questi dischi, sovrapposti a tre a tre, in modo da formare tante colonnine che sorreggevano una pavimentazione in lastre di pietra. Si trattava dei resti di un edificio più antico della chiesa normanna e questo edificio era un hammam di età islamica. Le colonnine di dischi di terracotta servivano a creare un’intercapedine sotto il pavimento di un ambiente che veniva riscaldato immettendo aria calda proprio nell’intercapedine, secondo un sistema che il mondo islamico aveva ereditato dall’architettura termale romana e bizantina; il vano aveva la funzione di sala di essudazione (dove il vapore e il calore provocavano la sudorazione) e forse somigliava a vani simili che si trovavano nei calidaria delle terme romane. Nella Palermo islamica (831-1071) c’erano altri bagni come questo e lo sappiamo dagli scrittori arabi ma anche da una mappa di Palermo che fa parte di un trattato geografico anonimo risalente al 1050 circa (vale la pena di guardare questa mappa e, se si legge l’inglese, è facilissimo: basta entrare nel sito http:/www.Bodley.ox.ac.uk/
#museosalinas #hamman #palermo
#scoperte #archeologia