Migliaia di piloti di voli commerciali sono depressi e hanno tendenze suicide. È ai limiti dell'inquietante l'autorevole studio dell’università di Harvard pubblicato da "Environmental Health". La ricerca è stata condotto dopo l’incidente di Germanwings, nel quale 149 persone sono morte a causa dello stato depressivo del pilota Andreas Lubitz, che ha portato l’aereo a schiantarsi su una montagna, ricorda "La Stampa", che dà conto della ricerca.
Dei 1848 piloti che hanno risposto alla parte di un questionario che riguardava il loro stato mentale, 223 (il 12,6%) hanno manifestato sintomi di depressione. Ancora più preoccupanti le risposte di 75 piloti (il 4,1%) che hanno confessato di avere pensieri autolesionisti o di essere a volte convinti che la morte per loro sia la soluzione migliore. Di questi, 49 avevano pilotato un aereo civile nell’ultimo mese. I risultati dell’indagine giustificano molte preoccupazioni: se il 4,1% che dice di avere pensieri autolesionisti è rapportato al numero di piloti in attività, circa 140.000 nel mondo, significa che 5.700 piloti volano in uno stato mentale che pone in pericolo la vita dei passeggeri.
Le ragioni di queste difficoltà psicologiche, che sono più evidenti tra i piloti donna, vanno ricercate nello stress, nell’harrassment sessuale e verbale che subiscono a bordo e nella riduzione del loro salario. Molti vanno al lavoro anche se malati per non rischiare di perdere il posto; altri, ha denunciato la British Airline Pilots Association, dormono in auto tra un volo e l’altro per non affrontare il costo di andare a casa. L’84% dei piloti di British Airways ha detto che la propria situazione finanziaria è peggiorata dopo essere stati assunti dalla compagnia, causando stress e depressione. Recentemente sono stati proclamati in Europa alcuni scioperi per protestare contro le condizioni di lavoro dei piloti, costretti a turni massacranti che compromettono la sicurezza.