Dopo giorni di polemiche, petizioni e interventi, arriva la replica di Hermann Nitsch, con una lettera rivolta ai palermitani. Il testo integrale è stato riportato da Repubblica, vi riportiamo i passaggi più salienti.
Si tratta di chiarire un grosso fraintendimento. Nemici dell'arte, gruppi disinformati, tentano di aizzare gli animalisti contro di me e il mio lavoro. L'atteggiamento fazioso e l'ignoranza parlano da sé. Io amo gli animali più di tutto! La mia filosofia li rispetta: essi sono parte del mio amore per tutta la natura e per tutto il creato e arricchiscono la mia vita, così come quella di mia moglie. Curiamo gli animali, li proteggiamo, li preserviamo dal dolore e li guidiamo attraverso la gioia della loro esistenza naturale. Abbiamo sei gatti, un cane, una capra, un mulo, moltissimi pavoni, polli e api. Sosteniamo ogni forma di vita e siamo sempre stati ambientalisti.
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Tratto col più profondo rispetto la carne e il sangue dei corpi degli animali che vengono uccisi e tagliati a pezzi dagli uomini: l'animale morto, come il nostro corpo, è infatti prova degli eventi naturali. Cerco di porre a fondamento dell'arte la bellezza sensoriale dell'evento naturale. La morte dell'animale dev'essere rispettata sempre e nel modo più profondo: nel mio teatro l'animale morto viene consacrato e diventa forma d'arte. La carne che io utilizzo in un primo momento non viene mangiata, ma utilizzata nella performance teatrale: viene offerta dunque per uno scopo più elevato.
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Ho acquistato la carne per le mie azioni nei macelli e gli animali erano già stati macellati. Ciò significa che questi animali erano già stati uccisi a scopo alimentare prima della mia azione. Dopo che impieghiamo la carne per la performance teatrale, la mangiamo: l'animale ucciso viene dunque utilizzato due volte, per l'arte e poi per il nostro nutrimento. Il mio teatro e la mia arte si confrontano con ciò che è concreto, direttamente con la realtà e il colore che viene versato dalla pittura è vero e reale, così come la carne e il sangue del teatro d'azione: la mia arte s'interessa a ciò che c'è dentro i nostri corpi, alla sostanza fisica della carne e del sangue.
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Resto profondamente offeso dal fatto che la mia attività artistica, che dovrebbe rendere più consapevoli, venga invece considerata brutale e crudele. Se ci si confronta realmente col mio lavoro, non si può non riconoscere che voglio il bene degli animali e che provo il più grande rispetto e amore nei loro confronti. Il mio invito e la mia preghiera per gli animalisti è che mi riconoscano come uno di loro e che mi accolgano nel loro circolo. Combattiamo insieme contro il dolore degli animali, per un modo migliore e più giusto!