A metà strada tra le città di Palermo e Agrigento, di fronte a Prizzi, c’è un rilievo che custodisce secoli di storia. È Monte San Lorenzo, chiamato anche Montagna dei Cavalli o Monte dei Cavalli. Sulla sua sommità sono stati trovati i resti di un abitato indigeno fortemente ellenizzato e distrutto dai Romani durante la prima guerra punica: secondo gli studiosi sarebbe Hippana (o Hipana), una località menzionata dalle fonti antiche. Ma qual è la storia di questa località, e perché esercita ancora oggi un grande fascino? Non resta che continuare con la lettura per avere le risposte. La città sarebbe esistita tra il VII secolo a.C. e il 258 a.C. e avrebbe mantenuto stretti rapporti con i greci. Non tutti gli archeologi e gli studiosi tendono a identificare Hippana con i resti rinvenuti sui monti Sicani. Ecco quali sono le altre ipotesi.
Adolf Holm la riteneva una città posta nelle vicinanze del mare e la identificò con i resti del centro abitato posto su monte Castellaccio di Termini Imerese. Lo studioso siciliano Salvatore Raccuglia, invece, la identificò con la città di Caccamo; tale ipotesi, tuttavia, venne ritenuta “non sufficientemente dimostrata” da Biagio Pace. Pace, a sua volta, propendeva per l’identificazione di Hippana con il centro rinvenuto sulla montagna dei Cavalli di Prizzi. Rimane ingiustificata l’ipotesi di Luigi Pareti che localizzava Hippana “probabilmente ancora in zona siracusana“. Come vedete, è un argomento molto appassionante. Scopriamo di più.
Uno studio di Paolo Collura elenca una serie di toponimi di età medievale che designano la montagna dei Cavalli (o monte San Lorenzo) di Prizzi con il sottostante vallone, indicati come montis Ypane e vallonem de Ypanis o Ypano. Una chiesetta medievale dedicata a san Lorenzo, di cui rimangono solo ruderi dopo il crollo nel periodo successivo al 1940, è indicata come chiesa di Sancti Laurentii de Ypano. L’oronimo stesso, come riportato da monsignor Giuseppe Crispi, era “colle di Pana”. Si confermerebbe, dunque, la posizione di Hipana proprio sul Monte dei Cavalli di Prizzi.
Oltre al contributo della toponomastica medievale, anche la numismatica fornisce utili informazioni. Il rinvenimento di monete con toro cozzante (e iscrizione ΙΠΑ su alcuni esemplari), riconiate sulla serie punica con testa maschile e cavallo in corsa e databili dalla seconda metà del IV secolo a.C., fanno propendere per una localizzazione della zecca di Hippana in questa zona della Sicilia centro-occidentale. Si tratta di un’area altamente interessata dai rinvenimenti di tali monete. Ulteriore elemento di prova è la “violenta distruzione alla metà del III sec. a.C.”, documentata dagli scavi effettuati nella Montagna dei Cavalli. Questa coinciderebbe con la distruzione di Hippana a opera dei Romani nel corso della prima guerra punica. L’antica città, dunque, sembra proprio essere stata in questo sito, a 1007 metri di altitudine. Vediamo cosa si trova nell’area archeologica.
Ci troviamo in un’ottima posizione strategica, con due fiumi a valle, ai tempi navigabili, che consentivano di arrivare sia al Mediterraneo settentrionale (fiume San Leonardo), che in quello meridionale (fiume Sosio). C’era perfino un teatro in questa potente cittadina che pare prosperò fino al III secolo a.C.. La necropoli si trovava nel lato occidentale dal quale, tra l’altro, si accedeva alla città (inaccessibile ad oriente, naturalmente difesa da vertiginose pareti). Per quanto riguarda le fortificazioni, sono state individuate due cinte murarie, una inferiore, lungo il perimetro esterno della città, l’altra superiore, costruita a coronamento del pianoro dell’acropoli. Sull’Acropoli sono stati individuati e messi in luce alcuni edifici. Tra questi è di particolare importanza un edificio a pianta circolare. Vari reperti sono conservati nel museo di Prizzi. Il Monte dei Cavalli presenta foreste di conifere mediterranee e di vegetazione rupestre. Lo delimitano alte e ripide pareti rocciose a precipizio sull’alto corso del fiume Sosio. Nei suoi pressi affiora la sorgente di Montescuro. Chissà se davvero Hippana si trovava qui.