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Per descrivere questo affascinante e faticoso viaggio di domenica 11 dicembre in treno nel cuore della splendida campagna siciliana da Caltanissetta a Modica e viceversa, ci si può servire di due titoli cinematografici. Il primo potrebbe essere “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino; il secondo “Dal tramonto all’alba” di Robert Rodriguez, invertendo però le due fasi crepuscolari: dall’alba al tramonto. Il primo serve per esprimere la grande bellezza naturale dei luoghi attraversati da questo treno storico degli anni ’30 e il fascino della città barocca Patrimonio dell’UNESCO che è Modica. Il secondo titolo dà l’idea del mostruoso ritardo accumulato sugli orari previsti che, senza esagerare, all’andata è durato quasi davvero dall’alba al tramonto. Infatti, per percorrere i circa 320 Km fra andata e ritorno, ci sono voluti quasi dodici ore invece delle sei previste. Semplicemente pazzesco! Assurdo! Inconcepibile!  Il treno, costituito da carrozze centoporte con i sedili in legno e i vani portabagagli anch’essi in doghe di legno, oltre che essere accattivante per il suo aspetto retrò, appare pure in ottimo stato.

  Bellissima l’idea di organizzare questo viaggio in occasione di “Chocomodica 2016”,  la sagra del cioccolato modicano; pessima e fallimentare la previsione della tabella di marcia che prevedeva appunto un tempo molto inferiore. L’itinerario è stato organizzato dalla Fondazione FS Italiane, dall’Assessorato al Turismo della Regione Sicilia e da Trenitalia, in collaborazione con il Patrimonio Mondiale, il Consorzio Tutela Cioccolato di Modica, il Cioccolato di Modica e i comuni di Comiso e Modica. La partenza da Caltanissetta era prevista alle ore 8.30 e l’arrivo a Modica alle ore 11.25; mentre la ripartenza era prevista alle 17.10 e il rientro a Caltanissetta alle ore 20.10. In realtà, da Caltanissetta il treno è partito alle ore 10.00 ed è arrivato a Modica alle ore 15.45, togliendo al viaggiatore la possibilità di pranzare correttamente e lasciando pochissimo tempo per visitare le meraviglie di Modica. Infatti, l’appuntamento era alle ore 19.00 in Stazione per ripartire alle 19.30. In questo modo è arrivato a Caltanissetta alle ore 01.20, il giorno dopo anche se per poco più di un’ora. Eppure gli orari previsti erano molto allettanti, tant’è che ad ogni Stazione c’era una folla festosa munita di macchine fotografiche e cellulari ad attendere l’arrivo del treno. Per ironizzare, e meno male, sull’incredibile ritardo, in serata circolavano alcune battute: in bocca al lupo, buon giorno e anche buona colazione a chi  rimaneva in treno per proseguire verso le destinazioni più distanti. Le famiglie che avevano bambini piccoli credo però ironizzassero un po’ meno. Un’altra battuta ironica era: <<Abbiamo avuto un “modico” ritardo!>>.

  Fra l’altro non s’è capito bene il motivo del ritardo. Circolavano più voci. Anche gli annunci degli altoparlanti nelle diverse Stazioni di partenza adducevano differenti cause: in alcune il guasto, in altre il sabotaggio e in altre ancora il furto notturno di parti dell’impianto di alimentazione della motrice, sistemata alla meno peggio e poi sostituita con un’altra a Canicattì. Dunque, qualcosa alla motrice è successo; non si sa bene però che cosa. La sensazione era che le informazioni giungevano agli organizzatori a singhiozzo e in maniera confusa e contraddittoria. Comunque, al di là di questa causa che aveva comportato un ritardo di circa un’ora e mezza, alla fine questo si è andato ingrossando di Stazione in Stazione fino ad arrivare a circa tre ore e mezza all’andata e altrettante al ritorno. Se la mattina c’era stato uno qualsiasi dei motivi addotti, al ritorno che questi non si erano per fortuna ripetuti, logica suggerisce che ci si doveva impiegare un’ora e mezza in meno. Così non è stato, dunque non ci è stato dato modo di sapere la verità.

  In ogni caso, a parte la stanchezza, i disagi e il poco tempo rimasto per girare Modica, si è potuto godere comunque della sua bellezza barocca e di quella della campagna interna della Sicilia, altrimenti non visibile dalla strada consueta, e per di più a bordo di un treno di altri tempi. Per onestà intellettuale questo si deve concedere agli organizzatori, i quali per una prossima volta, al scongiurando eventuali guasti, sabotaggi e furti, sono pregati di essere più precisi sulla tabella di marcia, in modo che il viaggiatore sia consapevole e possa accettare tante ore di treno oppure possa dire: “No grazie, non fa per me!”.

  Angelo Lo Verme