Il cedro di Trabia è un’eccellenza del territorio siciliano. La provincia di Palermo è l’unica della Sicilia in cui viene prodotto. Spesso confuso con il cedro del Libano, quello diffuso nella nostra Isola proviene certamente dall’Asia sudorientale, probabilmente da India e Birmania. Ha origini molto antiche e ce ne parla già Plinio il Vecchio, classificandolo nella sua Naturalis Historia.
I cedri di Trabia (in siciliano Pirittuna) hanno una forma bitorzoluta e sono dolci, più allungati rispetto a quelli calabresi (in Calabria si produce la specie più aspra, chiamata Diamante). A caratterizzare l’agrume siciliano è la pezzatura, che si aggira intorno ai 700-800 grammi: in casi eccezionali, ha raggiunto anche i 3 chili.
In cucina il cedro è utilizzato per preparare canditi e succhi, ma viene anche presentato in insalata. È eccellente consumato fresco, da solo o accompagnato da sale.
In passato la zona di Trabia era molto ricca di acqua ed è per questo che è diventata zona eletta di produzione di questo agrume. In passato, sotto l’autorità del principe Lanza, qui si coltivava la canna da zucchero, grazie alla presenza di una sorgente risalente ad almeno 400 anni fa. Oggi la fonte si è ridotta, quindi è diventato più problematico coltivare i cedri. La pianta ha due fioriture, una tra marzo e aprile e l’altra tra luglio e agosto, quindi richiede una maggiore quantità di acqua per l’irrigazione.
Le caratteristiche del cedro di Trabia
Il cedro di Trabia è stato inserito tra le specie da salvaguardare dalla Sopat 57 di Caccamo dell’Ente di Sviluppo Agricolo. Oggi i produttori sono pochi e la coltivazione non supera i 3-4 ettari, al di là delle piante che si trovano nei giardini privati e destinate al consumo familiare. Tra dicembre e febbraio si realizza il grosso della produzione, soprattutto perché da sempre il frutto si utilizza per la preparazione dei canditi.
Foto di Sebastiano Lo Buono