Chi era Ignazio Buttitta? Biografia e opere del poeta siciliano. Dove è nato, quando è morto, cosa ha scritto. Qual era il suo pensiero, il suo contributo al mondo della politica e della cultura, come lo ricordiamo oggi.
Ignazio Buttitta nasce a Bagheria, in provincia di Palermo, il 19 settembre del 1899, da una famiglia di commercianti. Ha una gemella. Viene dato a balia e trascorre un’infanzia travagliata, poi lavora nella salumeria del padre dopo aver conseguito la licenza elementare. Nel 1917 lo chiamano alle armi e con i ragazzi del ’99 partecipa alla difesa del Piave.
Quando torna in Sicilia, frequenta Giuseppe Pipitone Federico, Luigi Natoli, Giuseppe Nicolosi Scandurra e numerosi altri poeti e intellettuali del tempo. Nel 1922 è uno dei fondatori del circolo di cultura “Filippo Turati”, che pubblica il foglio settimanale “La povera gente”. Nella giornata del Primo maggio del 1922, il Circolo promuove una grande manifestazione per ottenere la giornata lavorativa di otto ore.
Sempre nello stesso anno, ma il 15 ottobre, alla vigilia della Marcia su Roma Ignazio Buttitta è a capo di una sommossa popolare contro l’irrigidimento del dazio comunale, che gli costa l’arresto insieme ad altri collaboratori del settimanale Nel 1924, in occasione delle elezioni politiche, presenta la lista del Partito Socialista, ma aderisce subito dopo al Partito Comunista, in cui milita a lungo.
Esce nel 1923 la sua prima raccolta di versi dialettali, Sintimintali, e nel 1928 il poemetto Marabedda. Buttitta è amico di Vincenzo De Simone, frequenta Alessio Di Giovanni, Filippo Fichera, Antonio Negri, Giuseppe Pedalino. Dal 1927 è condirettore, insieme a Giuseppe Ganci Battaglia e Vincenzo Guarnaccia, del mensile palermitano di letteratura dialettale “La trazzera”, soppresso nel 1929 dal Regime.
Nel frattempo dopo che il commercio del padre è cresciuto, conosce in treno Angela Isaja, sua futura sposa. Angela è una maestra elementare e insieme hanno quattro figli, tra i quali Antonino Buttitta morto nel 2017, noto antropologo ed esponente di spicco del Partito Socialista Italiano, e Pietro, famoso giornalista e scrittore, morto nel 1994.
Le poesie di Ignazio Buttitta compaiono in questi anni nel quindicinale isolano “Il Vespro Anarchico”, che conduce una veemente campagna contro il fascismo, e anche in fogli clandestini.
Arriviamo così nel 1943, anno in cui si trasferisce a Codogno, in Lombardia. Non può tornare in Sicilia per via dell’invasione da parte degli Alleati, quindi non può salvare ciò che resta della sua attività commerciale. Costretto a rimanere in Lombardia, si impegna attivamente nella lotta partigiana nelle Brigate Matteotti, di ispirazione socialista, attraverso cui si riavvicina al PSI, e viene arrestato due volte.
Dopo la Liberazione, può finalmente fare ritorno in Sicilia, dove però trova i suoi magazzini e la sua casa saccheggiati. Decide di tornare in Lombardia, dove lo attendono la moglie ed i figli, ed esercita l’attività di rappresentante. Proprio in Lombardia, ha la possibilità di frequentare assiduamente Salvatore Quasimodo ed Elio Vittorini. Proprio di Quasimodo è la traduzione della raccolta Lu pani si chiama pani, edita nel 1954.
Ignazio Buttitta rientra definitivamente in Sicilia, solo a metà degli anni Cinquanta, stabilendosi nel suo paese natale. Affidata l’attività commerciale a terzi, può finalmente dedicarsi intensamente alla produzione poetica e portare la sua poesia fra la gente.
La poesia di Ignazio Buttitta è fatta per essere recitata e cantata. Sono state numerosissime le recite in Sicilia e nel mondo. Nel 1956, in occasione del III Congresso Nazionale di Cultura Popolare, viene pubblicato il Lamentu pi la morti di Turiddu Carnivali, mentre esce nel 1963 la raccolta Lu trenu di lu suli, contenente anche il poemetto La vera storia di Salvatore Giuliano. Nel 1963 comincia a collaborare con la casa editrice Feltrinelli.
Escono e le raccolte La peddi nova (1963), La paglia bruciata (1968), Io faccio il poeta (1972), Il poeta in piazza (1974), Pietre nere (1983). Nel 1982 compare il volume Prime e nuovissime. Buttitta si è dedicato anche al teatro. Ha realizzato insieme a Giorgio Strehler lo spettacolo Pupi e cantastorie di Sicilia, rappresentato a Milano nel 1956. Ha scritto Portella della Ginestra e Il Patriarca (1958). Successivamente ha rielaborato Lu curtigghiu di li Raunisi (1975), e composto nel 1986 Colapesce.
Ignazio Buttitta riceve nel 1972 il Premio Viareggio. Gli viene conferita nel 1980 presso la Facoltà di Magistero dell’Università di Palermo, la Laurea honoris causa in materie letterarie. Muore il 5 aprile del 1997, a Bagheria. In sua memoria, il figlio Antonino ha dato vita alla Fondazione omonima.
Buttitta è il più conosciuto tra i poeti contemporanei che hanno scelto di esprimersi in siciliano. La sua opera traduce in versi un intero secolo di storia sociale, politica, intellettuale della Sicilia, impegnandosi e radicandosi nelle cause e nelle conseguenze del disagio economico delle classi subalterne. Nel corso della sua vita ha vissuto in prima linea: le lotte contadine, le due guerre, l’antifascismo, la lotta contro la mafia e la classe politica post-bellica. Concepisce con chiarezza la letteratura come visione che si fa ragione, coscienza dell’ascoltatore, del lettore; quindi, progetto da agire nella realtà.