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Il palermitano Igor Scalisi Palminteri dipinge Sant’Ambrogio.

  • Un murale che vuole essere nello stesso tempo un omaggio alla città, al lavoro, alla natura., alla città che combatte il Covid.
  • L’immagine scelta per il murale è un’anticipazione di un progetto pubblico più ampio e variegato.
  • Questo secondo progetto prenderà corpo a Milano nei prossimi mesi, dal titolo “La Campana di Sant’Ambrogio”, secondo capitolo e proseguimento di un impianto che è già nato due anni fa in Sicilia.

Negli ultimi mesi, a causa della pandemia, ci si è fermati tutti. Uno stop forzato che, tra le altre cose, ha anche consentito alla natura di riprendersi alcuni dei suoi spazi. Tra i tanti esseri che rischiavano di scomparire, ci sono le api. Piccole, leggere, bizzose, snervanti, ma splendide nella loro infallibile compattezza: c’è un uomo che le cura, le ama, le tratta, si chiama Michele Bonfoco e la sua azienda, Apiamo, è nel Parco del Ticino Pavese. Il suo viso, che racconta vita all’aria aperta, è stato scelto dal pittore palermitano Igor Scalisi Palminteri per la personificazione di sant’Ambrogio sulla facciata di un palazzo di corso XXII marzo, a Milano.

Il progetto – ideato e curato da Stefania Morici – nasce con il sostegno del Comune di Milano – Ufficio Arte Pubblica (Assessorato alla Cultura) – è patrocinato dal Pontificio Consiglio della Cultura del Vaticano. L’iniziativa prodotta da Arteventi, è organizzata in collaborazione con Show Bees e ha il patrocinio della Fondazione Maimeri; alla realizzazione hanno lavorato  AYR360, Ust Italia, Elyan, Industria Maimeri ed FDR Architetti di Danilo Reale. Il progetto è stato realizzato grazie al sostegno di Tearose, azienda fondata da creativi, artigiani e visionari, attiva sul territorio milanese da oltre 25 anni.

Il significato

Sant’Ambrogio diventa uno di noi. Un supereroe del nostro tempo come il medico, l’infermiere, persino il vicino che ti aiuta con la spesa. Il Covid ha unito tutti, ci ha resi amici, fratelli, solidali – dice Stefania Morici -; tutti parte di un unico movimento collettivo di aiuto alla comunità. Per questo abbiamo pensato sant’Ambrogio con il volto di un apicoltore lombardo, non solo perché è uno di noi, ma anche per tutto quello che le api rappresentano per il nostro pianeta. La loro estinzione, conseguenza delle azioni umane, metterebbe a rischio tutto l’ecosistema: salvando le api, salveremo il pianeta. Il murale di Igor è un monito, un invito a prenderci cura di noi e di ciò che ci circonda”.

“Questo muro esula da ciò che faccio di solito: io, uomo di periferia, oggi lavoro nel centro della metropoli, sulla parete di un palazzo elegante – interviene Igor Scalisi Palminteri –. Ma mi chiedo cosa sia, oggi, una periferia: può anche essere un luogo centrale in cui si vive ai margini dell’amore, dell’attenzione dovuta agli altri. Qui si ha bisogno di questa edicola votiva, gonfia di una religiosità naturale che ti fa alzare gli occhi quando sei in difficoltà. Sant’Ambrogio e le api diventano così solo un pretesto per raccontare uno spazio sacro. Nell’alveare ogni ape sa quale sia il suo posto; alla base della vita di ognuno di noi c’è un compito da svolgere: quello dell’accoglienza e dell’amore nei confronti degli altri”.

Quando è giunto l’invito per questo Sant’Ambrogio, l’artista palermitano ha studiato a lungo  e ha trovato una chiave di lettura per la rappresentazione del patrono di Milano. Le api, piccole e laboriose, sono un simbolo di fattività, di voglia di andare avanti, di riprendersi. Sant’Ambrogio è raffigurato con la protezione dell’apicoltore lombardo, la mani aperte in un gesto di accoglienza, delle api certo, ma anche del mondo.

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