Avete mai sentito parlare del fantasma di Palazzo Bellacera? Questo edificio sorge a Comitini, accanto alla chiesa madre, ed è una delle sue bellezze storico-monumentali. Si erge su un’altura sottostante il colle Cumatino.
Dal 23 giugno 1627, data in cui fu concesso al barone Gaspare Bellacera ill privilegio dello “Jus Populandi” da parte del re Filippo IV di Spagna, al 1812, data alla quale il dominio feudale fu abolito con l’approvazione della nuova Costituzione borbonica, fu sede della baronia di Comitini e poi del principato.
I dati circa la sua origine non sono precisi, la citazione più antica risale al 1560 in un testamento nel quale si parla di una “torre” probabilmente una struttura militare per il controllo del territorio, una struttura che faceva parte di una rete di torri di rilevamento del periodo tardo-normanno. L’attuale palazzo Bellacera, finemente ristrutturato nel 1992, comprende una fornitissima biblioteca comunale, un museo delle miniere ed un suggestivo antiquarium.
Il fantasma di Palazzo Bellacera
Questo edificio è legato a una particolare leggenda. Don Pietro Carrera nel 1577 raccontò di aver incontrato a Comitini il fantasma del Gran Re di Trinacria, Federico II d’Aragona. Si narra che l’ anima di un grande re fu condannata per volere divino a vagare nelle sale di codesto castello per 270 anni fino a quando un viandante proveniente da Palermo e diretto ad Agrigento, si accinse a visitare il Palazzo ritenuto disabitato.
Il viaggiatore visitò alcune sale del Palazzo e in una di esse individuò una presenza di un uomo dall’ aspetto principesco e cortese, che gli rivelò di non essere un vivente bensì l’essenza di Federico II re di Trinacria, morto nel 1337 e condannato a vagare in questa sede per scontare le pene del purgatorio.
Il re lo incaricò inoltre di pregare Don Girolamo Marini, un giurato di Agrigento, perché gli facesse celebrare le messe di San Gregorio e di San Amatore per espiare con facilità i propri peccati. L’uomo rassicurato forse dalle occulte virtù emanate dal fantasma, decise di adempiere il compito e ad Agrigento vennero così celebrate le messe richieste.