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La storia del Ponte di Archimede sullo stretto di Messina

Avete mai sentito parlare del Ponte di Archimede sullo Stretto di Messina?

Sin dal lontano 1870 si discute e progetta di un ipotetico ponte di collegamento tra la costa messinese e quella reggina. La prima idea di attraversamento ferroviario sottomarino dello stretto fu dell’ingegnere Carlo Navone che per la prima volta propose un’alternativa al ponte.

L’innovativa idea di un tunnel sommerso determinò una svolta nell’ambito della progettazione e della ricerca, per le quali furono commissionati e realizzati un’enorme quantità di nuovi studi, progetti e plastici.

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Tra le varie proposte quali ad esempio quella dell’ingegnere Raffaele Merlini riguardante una doppia tubazione metallica a doppio involucro, o quella degli ingegneri Luigi Croce e Mario Garbellini, ne fu attenzionata una che nel 1970 fu considerata geniale ed innovativa tanto da vincere un premio al concorso internazionale di idee promosso dall’Anas, presentata dall’ingegnere Alan Barnett Grant: il “Ponte di Archimede”.

Un tunnel galleggiante per il traffico ferroviario e stradale, sommerso e sospeso a circa 30 metri di profondità, ancorato al fondale da un sistema di cavi. Soltanto 15 anni dopo nel 1985 malgrado il suo prestigioso premio, la società Stretto di Messina dichiarò il progetto del “Ponte di Archimede” inattuabile.

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Numerose incongruenze furono riscontrate tra il progetto e la realtà, tra le più rilevanti ad esempio l’impossibilità di ancoraggio dei cavi sul fondale del territorio di Messina e la collocazione del tunnel alla profondità dichiarata di 30 metri. L’attività di ricerca e progettazione del collegamento dello stretto comunque continuò tra gli alti e bassi dei vari governi, facendo lievitare sempre di più l’importante impegno economico sostenuto fino a quel momento.

Nel 1988 poi il progetto del “Ponte di Archimede” tornò nuovamente alla ribalta malgrado la sua inattuabilità a seguito di una contestazione di presunto plagio ingegneristico vantato da Grant che accusava alcune società italiane di aver copiato parte del suo progetto.

La causa fu quasi una beffa, non fece altro che accrescere paradossalmente quel già imponente impegno economico sostenuto a fronte di un progetto irrealizzabile. Il “Ponte di Archimede” è stata una delle tante proposte presentate negli anni per unire due terre che il fato pare non voglia ricongiungere.

La cronaca attuale è nota a tutti, pare che finalmente sia stato individuato nel progetto del ponte a campata unica, la migliore soluzione tecnica per lo Stretto di Messina. Speriamo pertanto che al più presto si possa formare una volontà politica che possa coronare il sogno di tanti progettisti visionari che hanno lavorato per oltre cento anni nel tentativo di ridurre la distanza tra la Sicilia ed il continente.

Emma Luali