Il principe ed il povero. Le leggende ed i racconti popolari della Sicilia rappresentano un patrimonio di memorie di indiscutibile valore anche in qualità di testimonianze della sua cultura millenaria. Il ruolo della leggenda nella storia del popolo siciliano è rilevante in quanto anche espressione di un modello di comunicazione tipicamente caratterizzato. Attraverso le vicende “adattate” di personaggi cari alla mitologia piuttosto che alla storia, nei secoli si sono tramandate leggende e racconti che hanno dispensato insegnamenti, esperienze, messaggi, esempi di scaltrezza e di abilità ma anche di rettitudine e saggezza, come nel caso di questo famoso racconto popolare.
Una brava donna fu sedotta da un tale che presto l’abbandonò gravida. La poveretta dopo aver partorito, per potere mantenere il figlio andò ad impiegarsi come cameriera da un principe molto ricco lasciando il piccolino ad una vecchietta del vicinato. Il principe impietosito dalla buona donna che sempre piangeva la sua disgrazia, le disse di portarlo da lui che lo avrebbe cresciuto come un figlio offrendogli un’istruzione e l’apprendimento di un mestiere. Il bambino crebbe negli agi e quando fu grande abbastanza il principe gli domandò che mestiere volesse fare. Egli volle consacrarsi alla chiesa e quando dopo gli studi fu ordinato sacerdote, il principe organizzò una grande festa in suo onore invitando tutti i baroni ed i signori del luogo. Durante il convivio la conversazione tra gli ospiti fu piacevole e gli argomenti trattati furono tanti e ad un certo punto il principe chiese al giovane prete di dire qualcosa anche lui che era il festeggiato. Il ragazzo rispose che non sapeva di che cosa argomentare dunque il principe suggerì la teologia e gli fece una domanda:” Diteci caro figliuolo, che fa in cielo il Signore?” il novello sacerdote rispose “Il Signore che fa? Ruote!”. A questa risposta il principe si indispose per la cattiva figura che il ragazzo gli aveva fatto fare, gli invitati all’improvviso si ammutolirono ed il principe sentitosi preso in giro ne ebbe gran collera ed allontanò per sempre il giovane dalla sua casa. Il sacerdote poi però fece carriera nell’ambito ecclesiastico diventando addirittura cardinale ed infine Papa. Fu proprio in occasione della sua investitura che organizzò un convivio e volle invitare anche quel principe che da giovane lo aveva deriso davanti a tutti, il quale principe nel frattempo era caduto in bassa fortuna e viveva ai margini della società. Inizialmente l’uomo pensò di essere stato invitato per errore in quanto era sicuro di non conoscere Sua Santità, ma fu comunque costretto a partecipare alla festa. Alla fine del pasto il Papa aprì la conversazione con una domanda rivolta ai Cardinali: “ Che fa in cielo il Signore?” alla quale risposero chi una cosa chi un’altra, poi rivolgendosi al principe disse: “ E voi principe non dite niente?”. L’uomo imbarazzato rispose che non ne capiva niente e che non sapeva che cosa rispondere. Fu allora che il Papa disse a tutti di stare attenti che la risposta l’avrebbe data lui: “Il Signore in cielo che fa? Ruote!”. “Pensateci principe, io una volta ve lo dissi e fui preso per sciocco, a quel tempo voi eravate un principe molto ricco ed io un poveraccio che avevate accolto in casa vostra, ma adesso i ruoli si sono ribaltati, voi siete un disgraziato mangiato dai pidocchi mentre io sono diventato Papa! Non sono dunque queste le ruote che fa Dio?”. “ Adesso siete povero, ma nel passato foste per me come un vero padre, ed il Signore per mezzo mio, con le sue ruote, oggi vi porta di nuovo in alto, perché voi siete un galantuomo benefattore e d’ora in poi resterete con me e sarete il padrone in questa casa”. Il principe cominciò a piangere come un bambino e Sua Santità disse: “ Non avevo dunque ragione io quando dissi che il Signore fa ruote?”.