MESSINA – Fa ancora discutere il caso dell'incendio di Messina che ha ucciso due fratellini di appena 13 e 10 anni. La bagarre riguarda il lasso di tempo tra compreso tra il momento in cui chiama Giuseppe Natoli e il momento in cui vengono avvertiti i vigili del fuoco. Tra i pompieri e il ministero da un lato e l’assessorato regionale alla Salute dall’altro è in atto un braccio di ferro. E a quanto pare l’intervento, quella notte, sarebbe avvenuto in ritardo.
A tornare sull’argomento degli orari sono i vigili del fuoco, con un comunicato che ribadisce i dati forniti in parlamento dal ministro e contraddice la smentita dell’assessorato: "I dati dell’orario della telefonata corrispondono esattamente al tracciamento della chiamata registrata tra l’operatore di primo livello – 112 Nue – e l’operatore dei vigili del fuoco presente nella sala operativa, a seguito della telefonata dal signor Giuseppe Natoli", dicono.
Pertanto "il dato relativo alla telefonata pervenuta alle ore 4.13, di cui si fa cenno nella risposta all’atto di sindacato ispettivo, è riferito esclusivamente al preciso momento in cui i vigili del fuoco di Messina sono stati direttamente allertati dell’incendio". Così specificano i pompieri, ribadendo che l’allerta è stata ricevuta da loro soltanto alle 4.13, mentre la telefonata di allarme era stata fatta alle 4.6 minuti e 50 secondi. Era questo invece l’orario fornito dall’assessorato in una nota che ribadiva come non ci fosse stato nessun ritardo nell’allerta dei pompieri da parte del numero unico europeo che da Catania smista le telefonate di allerta in entrata di tutta la costa orientale.