Alcune domande sorgono spontanee: ma perchè questo clamore ora? Perchè tanta risonanza per un rituale ultradecennale? Perchè scandalizzarsi adesso? E dove erano, in questi anni, tutte le istituzioni religiose o politiche o associative quando l’”inchino” si effettuava dinanzi ai boss di turno?
Tanti ma tanti interrogativi e potremmo ancora continuare.
Il rituale dell’”inchino” dell’Effigie religiosa dinanzi l’abitazione di un malavitoso o presunto tale è rituale tipico delle culture del Sud. Assurdità gravi si verificano di continuo nel corso delle processioni che ogni anno si svolgono anche in Sicilia, in Puglia, in Campania. Cosi com’è tipico, talvolta, il connubbio mafia/ ‘ndrangheta- religione.
Tanti sono gli esempi di “inchini”, oltre a quello di Oppido: destò scalpore l’annullamento dell’”affruntata” pasquale a Sant’Onofrio, nel vibonese, dove i “portantini” delle statue di San Giovanni, Gesù Risorto e la Madonna erano tutti presunti affiliati alle cosche locali. Addirittura il boss del luogo fece sapere di essere disposto a pagare fino a 5 mila euro «pur di avere l’onore di caricarsi sulle spalle la statua del Cristo morto». Stessa cosa a Stefanaconi, sempre nel vibonese. Anche alla processione di San Rocco a Palmi, si sente invadente la mano della ‘ndrangheta. A Castellammare di Stabia, a maggio 2011, l’allora sindaco ed ex magistrato Luigi Bobbio, è stato costretto ad abbandonare la processione in onore di San Catello, il santo patrono, perché i giovani portatori della statua avevano ritenuto di fermarsi nel rione di Portosalvo davanti alla casa di un anziano boss per rendergli omaggio. A Crispano, nel napoletano, ogni anno la processione del Giglio è monopolizzata dai Tigrotti, affezionati alla figura del boss locale. Altri esempi in Campania: a Ponticelli, a Barra e in molti altri quartieri popolari di Napoli. Condizionata dalla mafia è – secondo i pentiti – anche la festa di Sant’Agata a Catania. Salvatore Zizzo, boss della droga, partecipava alle processioni a Salemi, sempre in Sicilia, con il fucile in spalla. Tanti gli esempi e tanti ancora ne potremmo fare.
La speranza è che, l’”evento” di Oppido, faccia terminare il brutale rituale: serve una forte unità tra Chiesa, cittadini onesti, istituzioni e forze dell’ordine.