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È uscito il 12 dicembre al cinema “Indagine di famiglia“, il nuovo film di Gian Paolo Cugno ispirato a una storia vera che unisce Sicilia e Stati Uniti.

La pellicola esplora il valore della memoria e il legame tra passato e presente, attraverso la vicenda di una famiglia segnata da un’ingiustizia e da un viaggio di riscoperta.

La trama si sviluppa a partire da una lettera consegnata con sessant’anni di ritardo a Maria Spada, emigrata in Connecticut dopo la Seconda guerra mondiale.

La lettera porta alla luce nuove prove sull’innocenza del padre Nicolò, dello zio e del nonno, accusati di un omicidio. Nick, nipote di Maria, decide di partire per l’Italia per far luce sulla vicenda, scoprendo un mondo ricco di storia, mistero e tradizioni.

La famiglia Spada, originaria di Floridia in provincia di Siracusa, fu coinvolta alla fine dell’Ottocento in un tragico evento: Sebastiano Spada e i suoi figli furono ingiustamente accusati dell’omicidio di un ricco proprietario terriero, il barone Dramonterre.

Questa accusa portò alla loro condanna e detenzione, nonostante fossero innocenti. La vicenda è stata riscoperta grazie a una lunga ricerca negli archivi di un tribunale siciliano, che ha permesso di portare alla luce le prove della loro innocenza.

“Indagine di famiglia racconta una storia di ingiustizia – ha spiegato Cugno – che è universale e ne ingloba tante altre, tutte importantissime. Io ho solamente scelto quella che, tra tutte quante, poteva rappresentare il pretesto migliore per parlare del fatto che, ieri come oggi, persino nel nostro libero mondo occidentale, i potenti hanno potere di vita e di morte sugli altri”.

Una vicenda che unisce continenti e generazioni

Il progetto del film nasce quasi per caso, come racconta lo stesso regista: “La storia l’ha trovata il presidente della compagnia di produzione, ottantenne, che, inseguendo il suo sogno, è partito per l’America negli anni ’50 ed è diventato un grande costruttore e un benefattore straordinario. Un uomo che nella vita non si incontra mai, un uomo che ha sempre amato il cinema e il teatro. È stato lui a cercarmi, dicendomi di voler fare un film sulla storia della suocera di 102 anni, la bambina del film, la figlia dell’unico tra gli accusati che si salva dalla cella”.

La suocera purtroppo è morta di Covid e non ha potuto vedere la pellicola finita. Cugno ha voluto ricostruire fedelmente i luoghi legati alla storia, per restituire autenticità alla narrazione, a partire da quella che la donna ha definito “la casa dell’infelicità”. “Per me, il realismo è essenziale. Ho scelto luoghi simbolici come una chiesa seicentesca e un castello cinquecentesco, per rappresentare la bellezza e la decadenza della Sicilia”, afferma il regista.

Il cinema come ponte tra passato e presente

Il film sottolinea l’importanza della memoria, intesa come strumento per mantenere vivi i legami tra persone e luoghi. “Ogni storia merita di essere raccontata, perché lascia un segno nei luoghi che abitiamo e nelle vite che tocchiamo”, spiega Cugno.

Nel film, la memoria si intreccia con simboli concreti, come la chiave che lega il passato al presente, o con gesti simbolici come piantare un ulivo per tramandare un lascito.

Attraverso il viaggio di Nick, il film mostra come la riscoperta delle proprie radici possa diventare un’avventura personale ed esistenziale. “La famiglia è un legame imprescindibile, e affrontare il proprio passato può essere un modo per riconciliarsi con se stessi”, aggiunge il regista.

Indagine di famiglia è un’opera che celebra la bellezza e la complessità della Sicilia, intrecciandola con la storia e la cultura americana. Un film che invita a riflettere sull’importanza della memoria e sul potere del cinema di raccontare storie senza tempo.

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