Il proverbio siciliano “Iri arreri comu u curdaru” (letteralmente andare indietro come il cordaio) è un’espressione che affonda le sue radici nel mestiere del cordaio, un antico artigiano che, per intrecciare corde e funi, era costretto a camminare all’indietro.
Questa particolare tecnica, tramandata nei secoli, trova una delle sue prime rappresentazioni nei dipinti egizi del II millennio a.C., dove il cordaio è raffigurato mentre crea funi avanzando a ritroso.
L’immagine del passo indietro del cordaio è diventata simbolo di regressione, usata per descrivere chi peggiora la propria posizione anziché avanzare.
In Sicilia, il detto era frequentemente pronunciato dai nonni per ammonire figli e nipoti che non dimostravano progressi nello studio o nel lavoro.
Questo rimprovero popolare ha attraversato le generazioni, mantenendo intatto il suo significato simbolico.
“Iri arreri comu u curdaru” è dunque molto più di un semplice proverbio: è un richiamo a un’antica cultura dove la manualità e l’esperienza avevano un valore fondamentale.
Il cordaio utilizzava materiali semplici ma versatili, come giunco, canapa, lino e persino pelo di capra, intrecciandoli con l’aiuto di una ruota di legno e ferro.
In Sicilia, il giunco era particolarmente apprezzato per la sua abbondanza nelle zone costiere e paludose, diventando la materia prima più economica e diffusa. L’arte del cordaio comprendeva anche la produzione di fiscoli, strumenti intrecciati con materiali simili, fondamentali per la spremitura delle olive nei frantoi.
Il passo all’indietro del cordaio, pur essendo una necessità tecnica, è diventato metafora di situazioni in cui si arretra invece di avanzare, ma può essere vista anche come un richiamo alla necessità di costruire con pazienza e attenzione, guardando al passato per imparare e creare solide basi per il futuro.
Un invito a riflettere sulla propria direzione e a trarre forza dalle radici culturali per andare avanti con consapevolezza.
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