Il kothon di Mozia rappresenta sicuramente una delle più misteriose attrattive dell’isoletta che sorge di fronte alla costa occidentale della Sicilia. I kothon erano bacini idrici utilizzati all’interno dei porti fenici, ma il loro uso non è ancora chiaro. Si pensa, da un punto di visto archeologico, che potesse essere un luogo di ricovero per le navi da riparare o un bacino artificiale, legato ai culti locali. Non ne sono giunti molti fino ai giorni nostri. Ve ne sono due a Cartagine e uno per ciascuna delle seguenti località: Mahdia, Béni Saf, Utica e Mozia. Scopriamo insieme qualcosa di più su quello che si trova in Sicilia, che si inserisce in un contesto archeologico, storico e naturalistico di grande pregio.
Le caratteristiche del kothon di Mozia
Nel caso del kothon di Mozia ci troviamo davanti a un bacino orientato secondo i punti cardinali, di dimensioni 35,7 x 52,5 metri, disassato rispetto agli altri monumenti. Raccoglieva le acque di tre sorgenti. L’orientamento sarebbe uguale in tutte le fasi, presentando nell’ultima fase anche elementi egiziani e una terracotta mutila di cinocefalo, un animale che saluta il Sole. Sarebbe collegato al vicino Tempio, simile al tempio di Astarte di Kition, a Cipro. L’ingresso guarda all’area sacra e le stele del tofet mostrano una schematizzazione di un portale con dentro un betilo. Il pozzo del tempio sarebbe simile a quello del tempio degli Obelischi di Biblo. Nel 1985 Sebastiano Moscati ha identificato una stele al centro della Porta Sud, ipotizzando che si trattasse di una stele portata dal tofet. oggi questa teoria è messa in discussione. Sul lato nord del kothon di Mozia è stata trovata una polla d’acqua dolce. Stando alle ipotesi di Lorenzo Nigro, nel corso del solstizio d’inverno e l’equinozio di primavera, a 110° sorge la costellazione di Orione. Questa, nell’antichità si identificava con il dio Baal, quindi si può ipotizzare che si trattasse del tempio di Saturno o del tempio di Eshum.
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