Vi proponiamo la bellissima lettera di una donna siciliana al marito lontano. Fu scritta il 2 novembre del 1973 e faceva parte di un corposo carteggio, ormai perduto, arrivato tra le mani dello scrittore Gesualdo Bufalino. A rendere speciale questa missiva è il fatto che sia la donna che il marito (emigrato in Germania per cercare lavoro) erano analfabeti: la lettera, quindi, è composta da piccoli disegni.
In passato era una diffusa abitudine rivolgersi a una persona in grado di scrivere, per redigere le proprie lettere. In questo caso, però, si scelse di non affidarsi a un professionista, bensì di disegnare, in modo da comunicare in modo discreto e senza che altri sapessero i fatti delle persone interessate.
La lettera inizia con un cuore trafitto e quattro persone (probabilmente la moglie e i 3 figli). Cosa volessero dire tutti i disegni, l’hanno saputo soltanto i diretti interessati. Pare che la donna avesse raccontato gli avvenimenti nel podere di famiglia, passando poi ad alcune notizie politiche e ad altre sull’economia domestica.
Gesualdo Bufalino riuscì a conoscere la storia della famiglia attraverso il racconto del farmacista del paese e, venuto in possesso della lettera, ne diede una sua interpretazione. Quell’interpretazione fu pubblicata sul libro “La luce e il lutto”, pubblicato da Sellerio nel 1996.
“Amore mio caro, il mio cuore è trafitto dal tuo pensiero lontano, e ti tendo le braccia insieme ai tre figli. Tutti in buona salute, io e i due grandicelli, indisposto, ma non gravemente, il piccino. La precedente lettera che t’ho spedito non ha ricevuto risposta e ne soffro. Tua madre, colpita da un male, si trova in ospedale, dove mi reco a trovarla. Non temere che ci vada a mani vuote; né sola, dando esca a malelingue: m’accompagna il figlio mezzano, mentre il maggiore rimane a guardare il minore. Il nostro poderetto, ho provveduto che fosse arato e seminato. Ai due “giornalieri” ho dato 150.000 lire. Si son fatte le elezioni per il Comune. Ho votato Democrazia Cristiana, come il parroco m’ha suggerito. Per la Falce e Martello la sconfitta è stata grande: come fossero morti, in un cataletto.
Ma che vincano gli uni o gli altri, è tutt’una. Nulla cambia per noi poveretti: abbiamo zappato ieri, zapperemo ancora domani. Molte ulive quest’anno, dai nostri ulivi. L’uomo e i due ragazzi che ho assunto, l’uno per bacchiarle, gli altri per raccoglierle a terra, mi sono costati 27.000 lire. Altre 12.000 lire le ho spese per il frantoio. Ne ho ricavato tant’olio da riempire una giara grande e una piccola. Posso ricavarne il prezzo corrente che è di 1.300 lire al litro.
Amore lontano, il mio cuore ti pensa. Ora, soprattutto, che viene Natale e vorrei essere insieme a te, cuore a cuore. Un abbraccio, dunque, da me e dai tre figliolini. Arrivederci, amore caro, il mio cuore è tuo e ti sono fedele, unita a te come i nostri due anelli”.