Stempiature e in generale calvizie precoce può significare rischio cardiovascolare. Un fattore più grave addirittura dell'obesità negli uomini sotto i 40 anni. È la conclusione di uno studio su oltre 2.000 maschi condotto in India. La ricerca ha esaminato 790 uomini under 40 con coronaropatia e 1.270 coetanei sani della stessa età. Gli scienziati hanno analizzato la storia clinica dei partecipanti, indagando anche sui tempi in cui avevano perso i capelli o li avevano visti ingrigirsi. Poi hanno correlato i dati con la severità dei sintomi di cardiopatia.
I ricercatori hanno scoperto che gli uomini con malattia cardiovascolare erano più inclini degli altri ad aver sperimentato un incanutimento precoce: 50% rispetto al 30% dei controlli sani. Risultato analogo per la calvizie da giovani: 49% contro il 27% dei coetanei sani. In pratica, nei primi il rischio è risultato maggiore di 5 volte rispetto al gruppo di controllo, e nei secondi di 5,6 volte. L'obesità è stata associata a un aumento di 4 volte del pericolo di coronaropatia.
Per il ricercatore Kamal Sharma, "la possibile ragione potrebbe essere legata al processo di invecchiamento biologico, che potrebbe essere più veloce in alcuni pazienti e riflettersi nel cambiamento dei capelli". Tanto che per Dhammdeep Humane dell'Un Mehta Institute of Cardiology and Research Centre di Ahmedabad, primo autore della ricerca, gli uomini con calvizie precoce o incanutimento prematuro "dovrebbero essere attentamente monitorati per coronaropatia e ricevere indicazioni per uno stile di vita sano, come una dieta salutare, l'attività fisica regolare e il controllo dello stress".
Per Marco Rossi, responsabile della Cardiologia interventistica dell'ospedale universitario di Ginevra, "la valutazione dei fattori di rischio è cruciale per la prevenzione e la gestione della malattia cardiovascolare. I classici fattori di rischio come la storia familiare di coronaropatia, la vita sedentaria, il fumo, il colesterolo alto e l'ipertensione sono responsabili della vasta maggioranza delle malattie cardiovascolari. Resta da determinare se nuovi fattori di rischio come quello descritto possano migliorare la valutazione del rischio cardiovascolare".