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Del sarcofago si recuperò solo il coperchio su cui era scolpita a rilievo una figura femminile con fascia intorno alla testa e semplice lungo abito liscio con brevi maniche a pieghe; le braccia sono distese e accostate al corpo. Pur trattandosi di una tipologia tipicamente orientale, la raffigurazione del volto rivela una profonda influenza dell’arte classica, permettendone una datazione entro la prima metà del V sec.a.C. Di qualche decennio più antico sembra essere, invece, il sarcofago recuperato nel 1725 in un’altra sepoltura scoperta nella stessa località e anch’esso conservato al Museo Archeologico di Palermo.
Notizie relative alle tombe si hanno dalla relazione manoscritta dell’abate cassinese Michele Del Giudice, conservata alla Biblioteca Comunale di Palermo: esse rientravano tutte nella tipologia della camera ipogeica scavata nel banco roccioso, a pianta quadrangolare con tetto piano e ingresso chiuso da un lastrone litico, cui si accedeva da Est tramite un dromos (corridoio) a gradini, tipologia ben nota in tutto il mondo punico occidentale. I due sarcofagi antropoidi, tuttavia, sono gli unici esemplari di questa categoria scultorea rinvenuti fino ad oggi in Sicilia.
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