Gli stereotipi sull’Italia non mancano, soprattutto a tavola, ma ci sono casi in cui probabilmente le associazioni d’idee sono un po’ eccessive. Alcuni prodotti alimetari, infatti, oltre a richiamare indebitamente il Made in Italy (quando in realtà di italiano non hanno nulla), giocano troppo sul binomio Italia/mafia. A lanciare l’allarme è un’indagine realizzata da Coldiretti in collaborazione con la presidenza del Comitato Scientifico del procuratore Giancarlo Caselli.
Ecco quindi che è possibile acquistare il caffè Mafiozzo, la pasta “Mafia”, gli snack “Chili Mafia” e un sugo rosso piccante che si chiama “Wicked Cosa Nostra“. E non solo, perché spopolano gli amari come “Il Padrino” o che richiamano alcuni personaggi famosi in tutto il mondo, che tuttavia continuano a fornire un’immagine dell’Italia e della Sicilia non proprio lusinghiera. Tra gli altri esempi, a Bruxelles è possibile acquistare la SauceMafia, salsa per le patatine fritte, o condire la pasta con il sugo SauceMaffioso e non mancano esempi in tutto il mondo di locali che scelgono di includere nel loro nome le parole Cosa Nostra o Mafia. Se poi volete dedicarvi alla cucina, potete acquistare il libro The mafia cookbook (quali ricette saranno contenute al suo interno?). Insomma, si tratta di un mix tra parole storpiate ed improbabili proposte gastronomiche, come una salsa per antipasto a base di anacardi.
L’indagine promossa da Coldiretti tiene i riflettori accesi su una tematica che merita la massima attenzione: da una parte è necessario tutelare di più il Made in Italy ed evitare che alcuni prodotti possano essere commercializzati come produzioni italiane, dall’altra sarebbe meglio cercare di modificare il vecchio stereotipo che lega indissolubilmente Italia e mafia con qualcosa di più lusinghiero.