Oggi vogliamo portarvi alla scoperta dei labirinti siciliani. La parola labirinto deriva dal nome greco labýrinthos (λαβύρινθος), usato nella mitologia per indicare il labirinto di Cnosso.
È di origine pre-greca e Arthur Evans espresse la sua ipotesi supponendo la sua derivazione dal lidio labrys, bipenne, l’ascia a due lame, simbolo del potere reale a Creta. La simbologia legata a questo luogo è molto forte e connessa ad argomenti profondi, come la vita, la morte, la rinascita.
I labirinti siciliani che vi suggeriamo oggi includono anche alcuni elementi speciali, che non possono essere catalogati come labirinti nel senso classico del termine. Non indugiamo oltre con le introduzioni.
Labirinti in Sicilia
- Labirinto di Donnafugata. Ci troviamo a Ragusa, in un luogo che non ha certo bisogno di presentazioni. Esempio di labirinto in pietra, è formato da pareti in muratura, con pietra locale e malta. La forma trapezioidale riprende quella inglese di Hampton Court, vicino Londra. Il Barone l’aveva, probabilmente, visto in uno dei suoi viaggi. Un tempo i muri del tracciato erano ricoperti da siepi di rose rampicanti, che impedivano di sbirciare o scavalcare le corsie.
- Labirinto di Arianna. È opera dello scultore Italo Lanfredini e fa parte della Fiumara d’Arte, e ricade nel territorio di Castel di Lucio, in provincia di Messina. L’opera è stata realizzata tra il 1988 e il 1989, dopo che, nel 1987, l’ideatore aveva vinto il Concorso Internazionale di Scultura indetto dall’ideatore della Fiumara d’Arte, Antonio Presti. Il Labirinto di Arianna è fatto in calcestruzzo patinato e questo gli conferisce un colore simile a quello della terracotta.
- Labirinto di Monte Pellegrino. È composto da 2260 pietre, è stato ideato da Stefano Baldi e realizzato con la collaborazione di Marina Modica. Riproduce la tipologia più antica di labirinto, cioè l’Unicursale Cretese, in questo caso a 11 spire o lame. Questa suggestiva opera si trova in un’area del Monte nota come “La piana di Mezzo”. È stata scelta una radura di forma circolare, del diametro di 19 metri, che è circondata da pini ed eucalipti.
- Labirinto di Erice. Scoperto nel 1986 da Giovanni Vultaggio (presidente dell’Archeoclub di Trapani), si tratta di un pittogramma, presente sul soffitto della Grotta di Polifemo: qui è rappresentato un arcaico labirinto di tipo classico, databile al 3000 a.C. È più vecchio, quindi, degli antichi esemplari presenti nella Carella e nel Baltico. Il pittogramma del labirinto è realizzato in ocra rossa ed è costituito da sei volute concentriche e grossomodo ellittiche, per un diametro massimo di 30 centimetro.
- Labirinto di Gibellina. Nel 1983 l’artista Alberto Burri ha visitato la città, immaginando un monumento gigantesco, creato dalle macerie: il Cretto di Burri. È un memoriale dedicato a coloro che erano morti nel terremoto del Belice, ma anche un legame artistico tra le città vecchie e nuove. Si tratta di una lastra di cemento di 29 acri, che ha coperto l’intera area del centro storico. Ha inghiottito tutto, ma il layout della città originale è stato conservato, lasciando le strade come percorsi lungo il calcestruzzo.