Il lago Arancio è un bacino artificiale nato nel 1949 e riserva naturale della LIPU dal 2000. È stretto tra il bosco della Resinata e le gole della Tardara, nella provincia di Agrigento.
Il bacino lacustre ricopre una superficie di circa 3,7 chilometri quadrati, divisi tra i comuni di Sambuca di Sicilia, Santa Margherita di Belice e Sciacca. Il suo emissario principale è il torrente Rincione, ma è stato creato da una diga che può arrivare a contenere fino a 32 milioni di metri cubi d’acqua. Questo bacino è il luogo perfetto per molte specie di uccelli migratori, e negli anni Ottanta era anche particolarmente utilizzato dagli abitanti del luogo come meta turistica. Ospitò infatti diversi campionati sportivi di discipline quali sci nautico, canoa e windsurf. Dal 2000 è sotto il controllo diretto della LIPU che ne ha fatto un’oasi naturale per gli uccelli.
A Ovest del bacino lacustre, si estende il bosco della Resinata, un’area verde popolata da conifere della macchia mediterranea, querce e varie specie arbustive. La zona è inoltre attrezzata con barbecue, tavoli e panchine per pic-nic, e strutture volte all’intrattenimento dei bambini.
A Est, sorgono invece le gole della Tardara, un vero e proprio canyon scavato nei secoli dal fiume Carboj, l’unico a sfociare nel lago. Sono delle formazioni imponenti di roccia lunghe circa 2 chilometri.
Tutt’intorno e al limitare del lago, che svetta nell’area dei monti Sicani, troviamo formazioni vegetali tipiche della gariga e piante capaci di sopravvivere in un ambiente particolarmente umido come quello lacustre, quali in particolare tamerici, giunchi e il salice bianco.
Questo è il regno di molte specie di uccelli, come l’airone cenerino, l’alzavola e il chiurlo. Qui, dove il luogo è un rifugio sicuro e il cibo è abbondante, si possono trovare anche esemplari di falco pescatore, di riposo per il suo lungo viaggio migratorio, il germano reale e i cormorani, ma tra le fronde dei suoi arbusti si nascondono anche rospi, rane, tartarughe e bisce d’acqua, oltre che lucertole e i classici mammiferi che si possono trovare anche nel resto di Sicilia, come il riccio, la volpe e il coniglio selvatico. Dal ’94 l’Oasi ospita anche la cicogna bianca, anno che ha sancito il suo ritorno spontaneo sulle sue rive. Il bosco posto a Sud, ricco di pini ed eucalipti, ospita invece molte specie di passeriformi, mentre gli spazi aperti sono l’habitat naturale di numerose pavoncelle.
Le numerose fluttuazioni del livello dell’acqua del bacino, portano di tanto in tanto alla luce i ruderi di un fortino arabo risalente al IX secolo, che si pensa possa far riferimento al periodo in cui gli Arabi, trovandosi in Sicilia, presero a costruire Sambuca di Sicilia. Il Fortino di Mazzallakkar è dunque una struttura quadrangolare realizzata in pietra calcarea del luogo, ancora provvista di torrioni con ferritoie e una suggestiva mezza cupola con decorazione a fiammetta o mezzaluna, tipica delle costruzioni ottomane. Risorge dal bacino almeno 6 mesi l’anno, quando il livello delle acque del lago si riducono. Con le mura, il fortino raggiunge circa i 4 metri; poco prima della costruzione della diga, veniva utilizzato come magazzino per tenere al sicuro armenti e greggi.
Autore | Enrica Bartalotta