3 secondi.
Vi diamo tre secondi per guardare bene l’immagine ed indovinare l’antico mestiere siciliano di cui parleremo oggi.
Avete indovinato?
Si tratta dell’arrotino, una vecchissima professione artigiana oggi molto discriminata in primis da me. Onestamente non mi fido a far entrare in casa degli sconosciuti. Ho paura che la prima visita sia di cortesia e la seconda sia una rapina. Oggi ne possiamo fare a meno ed io ne faccio a meno.
Ma un tempo l’arrotino era un mestiere necessario per la molatura o affilatura delle lame.
Ad oggi il loro intervento si è ampliato anche alla riparazione dei meccanismi di apertura e chiusura degli ombrelli, alla riparazione dei loro esoscheletri, inoltre rintracciano e riparano eventuali perdite di gas o cappe inefficaci nel catturare i fumi che si sviluppano tra i fornelli.
Onestamente non capisco nulla di ciò e preferisco che sia un uomo ad occuparsi di questi problemi. A Violetta potrebbero chiedere qualsiasi cifra e non saprei se la somma possa essere congrua o meno. Quindi, diffido.
Una volta, ed eccoci tornare alla foto con la quale abbiamo aperto l’articolo, l’arrotino si spostava con una bicicletta molto strana. Era un ibrido tra una bici ed un carretto. Su di essa era montata una grossa ruota in legno rivestita da un cerchione di ferro. Una volta sul posto di lavoro la bici si trasformava in uno strumento di lavoro adatto alla mola e alla creazione del filo delle lame.
Alla ruota veniva agganciato un pedale con vari snodi, veniva fissata la cinghia di trasmissione del movimento alla mola e su una parte sporgente del carretto, l’arrotino fissava poi un secchiello con dell’acqua che sgocciolava sulla mola mediante un piccolo rubinetto dosatore, con funzioni di lubrificante.
Non restava che far girare la ruota con abili gesti delle mani per arrotare un qualsiasi utensile.
La bici-carretto poi si è evoluta in una più veloce e comoda bicicletta sulla quale veniva applicata una ruota in pietra collegata direttamente ai pedali del mezzo.
Oggi invece l’arrotino gira con una macchina o una lambretta.
Posso farvi una domanda? Vi siete mai affidati ai loro servigi?
Autore | Viola Dante;