Si sapeva già che l’istituzione dei Liberi consorzi di Comuni in luogo delle Provincie in Sicilia non sarebbe stato un percorso facile, come lo si sapeva delle contestuale istituzione delle tre Città Metropolitane, Palermo, Catania e Messina, progetto che, negli ultimi anni, ha raccolto sia consensi sia scetticismi. Ma è davvero la fine delle aree metropolitane siciliane?
Il fatto di oggi. Intorno alle 20 del 18 Febbraio, l’Assemblea regionale, con voto segreto, ha approvato un subemendamento della riforma delle province che cancella l’istituzione delle città metropolitane. Proposto dai deputati di Forza Italia, e’ passato con 40 voti a favore, compresi quelli dei 5 stelle. Le città metropolitane, dunque, spariscono, dall’agenda politica?
Cos’è la città metropolitana? Il principale testo legislativo di riferimento è la legge regionalen.9/86 del 1986. Secondo quando previsto da alcuni articoli, possono essere dichiarate aree metropolitane quelle zone del territorio che abbiano certe caratteristiche geografiche, demografiche, ed economiche, ovvero ricoprano lo stesso territorio provinciale, abbiamo una popolazione di almeno 250 mila abitanti, e un elevato sistema di trasporti e sviluppo economico-sociale.
Le funzioni e i compiti dell’Area Metropolitana, descritte sempre nella legge 9/86 spaziano dalla disciplina del territorio mediante la formazione di un piano intercomunale, alla gestione della rete commerciale, al management della distribuzione di gas e acqua, fino alla raccolta e smaltimento dei rifiuti.
In tempi recenti, il ddl 642, scelto tra i 18 disegni di legge in Commissione Affari Istituzionali dell’Assemblea regionale siciliana, con i suoi 12 articoli, stabilisce i percorsi per la formazione dei liberi consorzi e l’istituzione delle Città metropolitane in Sicilia.
Uno dei suoi articoli prevede che siano i comuni di Palermo, Catania e Messina ad assumere la denominazione di Città metropolitane; che il territorio delle Città metropolitane coincida con quello dei rispettivi comuni; che il sindaco, il consiglio comunale e la giunta comunale assumano rispettivamente la denominazione di Sindaco metropolitano, Consiglio metropolitano e Giunta metropolitana e continuino ad esercitare le funzioni loro attribuite.
E dopo? Il cammino del ddl 642 è andato avanti, attraverso dibattiti in aula e proposte di emendamenti, fino ad oggi, quando il voto dei membri dell’ARS ha posto fine alle città metropolitane.
Si verificano spesso delle circostanze in cui la legge viene dopo il fatto reale e non il contrario, e il legislatore deve prenderne atto.
Concretamente, si può dire che esistono già le aree metropolitane in Sicilia in quanto molte delle loro caratteristiche teoriche si possono delineare con chiarezza a Palermo, come a Catania e Messina, per esempio l’interazione dei trasporti, la dipendenza dei circuiti produttivi ed economici, la polarizzazione di eventi e manifestazioni culturali.
Le aree metropolitane sono già nate grazie ad una spinta dal basso, ovvero, con una pressione di cittadini e utenti verso la crescente tendenza a muoversi ed interagire in un tessuto urbano sempre più ampio. E la politica non può anacronisticamente negarne l’esistenza.
La politica può solo ritardare l’introduzione delle funzioni e delle norme che di fatto regolerebbero le aree metropolitane in nuce già delimitate.
E’ difficile nel nostro paese, e in particolare, in Sicilia, affermare che un progetto sia del tutto abbandonato. Siamo abituati a trascinare per decenni questioni di ogni tipo, il ponte sullo stretto docet. E quella delle Aree Metropolitane sembra, purtroppo, destinata a diventare una nuovaTela di Penelope di cui sentiremo parlare ancora molto.
Serena Freni
StrettoWeb