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Una volta in Sicilia e a in particolar modo nel catanese, c’erano i pupari, giravano per le piazze dei paesi e lì raccontavano storie. Storie d’arme,storie d’amore, storie di paladini.

L’intero esercito di Carlo Magno in livrea regale ne erano i protagonisti:  Orlando fiero,  Rinaldo arrestato, la mora Angelica, il pupo catanese Uzeta, in poche parole : Il teatrino dei Pupi Siciliani.

Bambini con gli occhi spalancati e il muso schiacciato contro il legno del teatrino ad ammirare estasiati le mani sapienti del puparo e del suo collaboratore il “pruituri”.

Un arte antica e meravigliosa, piena di poesia che sta svanendo, ma non ancora perduta.

Nella sua bottega di Mascalucia in provincia di Catania, infatti, lavora ancora uno degli ultimi pupari di Sicilia, Francesco Salamacca che ha spiegato alla stampa la sua passione e ingegnosità su questi splenditi esempi di artigianalità siciliana ormai sempre più rara.

Il mestiere Salamacca lo ha imparato da autodidatta, raccogliendo le latte del pesce in Pescheria per le armature, e riciclando il legno che trovava, per realizzare busto e gambe.

I maestri pupari (almeno quelli rimasti ) non rivelano facilmente i trucchi del mestiere, ne sono gelosissimi, un atteggiamento sbagliato che rimprovera Salamacca a i suoi colleghi.

“Tenere per sé i segreti è un ‘atteggiamento sbagliato perché così  il mestiere finisce con l’artigiano” e come dargli torto ci chiediamo ?

Spiegare il mestiere ai giovani è essenziale per farsi che quest’arte non finisca.

“per me un pupo è come un figlio” continua Salamacca,un tipo sveglio con i capelli bianchi e un pizzetto sbarazzino “quando l’ho finito non lo voglio più vendere”.

Pupi da collezione quelli di Salamacca realizzati tutti a mano, dal busto, gambe, viso, in legno, per poi passare al metallo per l’armatura che può essere di ottone, rame, o alpacca a seconda delle richieste e qualità desiderata dal committente, e finire con i vestiti in stoffa realizzati sempre a mano dalla moglie che lo aiuta in bottega.

Il Pupo siciliano è inserito dal 2008 tra i Patrimoni Orali e Immateriali dell’Umanità.

Ricordo che non esiste solo la “scuola catanese” dei pupari ma anche quella non meno importante di Palermo e di Messina in cui esistono realtà davvero interessanti e molteplici, tutte da visitare e guardare.

Da non dimenticare per chi ama quest’arte dei pupi siciliani inoltre” un salto” nei musei di Acireale e Giarre, per scoprirsi bambini ad ogni età.