La Latomia dei Cappuccini di Siracusa è la più grande latomia della città. Questo luogo, chiamato “sibbia” in lingua siciliana, è ricco di fascino e storia: qui troviamo segni dell’attività umana, ma anche della forza della natura, che le ha conferito un aspetto esotico, quasi magico.
Fu utilizzata fin dal VI secolo a.C. come cava, per arricchire la città di monumenti e abitazioni. Ippolito di Roma fu tra i primi a parlarne, nella Refutatio contra omnes haereses, scrivendo che nella latomia si trovavano impronte di pesci e di foche. Dopo la vittoria di Siracusa sulle truppe ateniesi, i soldati catturati furono rinchiusi e lasciati morire all’interno delle latomie, tra cui anche quella dei Cappuccini.
Sono presenti tracce di utilizzo nelle epoche successive, come luogo di culto e come necropoli, pagana e cristiana. Durante l’assedio di Siracusa da parte del generale persiano Asad ibn al-Furat, la latomia viene utilizzata come luogo di accampamento per le truppe musulmane assedianti. Alla fine del Cinquecento fu integrata al sovrastante convento di frati, dal quale derivò il nome, e venne ceduta all’allora Università di Siracusa.
Da quell’epoca fu sfruttata come orto per gli usi del convento: vennero creati il giardino e un sistema di irrigazione.
A partire dalla seconda metà del Settecento, fino alla fine dell’Ottocento, Siracusa entrò nel circuito del Grand Tour. I viaggiatori di tutto il mondo si susseguirono, rimanendo estasiati da luoghi come le Latomie. Patrick Brydone ne parlò così: «Le latomie formano ora un elegante giardino sprofondato sotto la superficie del terreno e sono senza dubbio uno dei luoghi più belli e romantici che io abbia mai veduto. Si trovano per intero a circa cento piedi sottoterra, e sono incredibilmente vaste. Il giardino è tutto tagliato in una roccia dura come il marmo, composta di un conglomerato di conchiglie, ghiaia ed altro materiale marino».
Nel 1868 l’intero complesso delle latomie divenne di proprietà pubblica, acquisito dal Comune di Siracusa. Solo all’inizio del Novecento l’area fu aperta al pubblico e destinata a giardino. Negli anni Sessanta fu chiuso al pubblico. In seguito è stata nuovamente aperta. Adesso sono in programma nuovi interventi per restituirne la fruizione alla città.