La città di Siracusa è una delle mete siciliane più richieste. Il motivo di tale notorietà è facilmente intuibile: si tratta di una splendida città della Sicilia, che racchiude millenni di storia e un patrimonio artistico da far invidia al resto del mondo. Tra le attrattive che più la rendono celebre, vi sono anche le latomie. Il termine latomia deriva dal latino lātomĭae che, a sua volta, proviene dal greco latomíai (lâs, pietra + tomíai da témnein, tagliare). Nell’antichità greco-romana erano cave di pietra o di marmo usate per incarcerare schiavi, prigionieri di guerra o delinquenti in genere. Le più note sono quelle di Siracusa, usate sia come cave di pietra che come carceri antiche. La latomia del Paradiso viene anche chiamata Grande Latomia ed è la più orientale di quelle che delimitavano l’antico impianto urbano verso nord. Include il celebre Orecchio di Dionisio, una grotta spettacolare. La denominazione “del Paradiso” deriva da “paradeios”, cioè “parco” o “giardino“. Scopriamo insieme cosa la rende unica.
In seguito alla spedizione ateniese in Sicilia e alla dura battaglia tra Atene e Siracusa, le latomie divennero il luogo in cui furono incarcerati i soldati ateniesi sconfitti. Erano fredde d’inverno e torride d’estate, quindi esservi imprigionati equivaleva a una condanna a morte. Furono probabilmente scavate già dal V secolo a.C., anche se non si hanno informazioni certe, e utilizzate sino all’epoca romana. Sicuramente furono utilizzate per costruire il quartiere della Neapolis e successivamente le mura di fortificazione della città. Le latomie di Siracusa sono distribuite all’interno del comprensorio aretuseo. In epoca greca vi era l’esigenza di materia prima, come la roccia calcarea, che serviva per la costruzione di templi e monumenti, ma anche per erigere le mura che difendevano la città.
Le Latomie del Paradiso è la più orientale di quelle che delimitavano l’antico impianto della città verso nord. Ha fornito, nel corso dell’età greca, non meno di 850mila metri cubi di blocchi di calcare, usati per monumenti ed edifici della città antica. Il fondo della latomia, col suo originario piano di estrazione, era molto più profondo di quello attuale (formato dall’accumulo di materiali alluvionali e coperto da un agrumeto di vecchio impianto). Nell’area della grande latomia rientrano anche due zone di elevato pregio. Lungo la parete settentrionale, infatti, si aprono alcune grandi cavità che facevano parte del sistema di ingrottamenti, che conservano ancora evidenti tracce dell’estrazione. Si tratta dell’Orecchio di Dionigi, della Grotta dei Cordari e della Grotta del Salnitro. Una breve galleria artificiale collega la Latomia del Paradiso con l’adiacente Latomia dell’Intagliatella.
I blocchi di roccia venivano estratti di norma, a cielo aperto. Quando, però gli strati più compatti – e quindi di materiale più idoneo e pregiato – si estendevano al di sotto della crosta superficiale, si scavava all’interno del costone roccioso. Nascevano così enormi caverne, con pareti che talora raggiungevano i 40 metri di altezza sorretti da piloni di roccia risparmiati dallo scavo. Nel tempo, e anche a causa dei terremoti, il tetto di queste grandi caverne è crollato. Oggi le Latomie del Paradiso si presentano a cielo aperto. I grandi massi crollati sul piano e l’alto pilone roccioso che si erge ancora al centro, sono testimonianza dell’originaria conformazione.
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