Anche la Sicilia rientra nella classifica delle 10 peggiori linee ferroviarie d'Italia. La campagna "Pendolaria" di Legambiente si è tradotta in un lungo dossier che evidenzia la drammatica situazione del trasporto su rotaie a livello nazionale.
Treni vecchi, lenti, su linee che vedono troppo spesso tagli e accumulano ritardi. Ma soprattutto l'Italia è divisa in due, tra un'alta velocità con servizi di prim'ordine e un servizio locale con diffusa situazione di degrado che spinge purtroppo i cittadini all'uso dell'auto privata, con aggravio dei costi, del traffico veicolare, dell'inquinamento.
Eppure, sono circa 3 milioni le persone che ogni giorno utilizzano i treni per raggiungere i luoghi di lavoro o studio. La linea siciliana finita nella poco lusinghiera lista è la Messina-Catania-Siracusa. Ecco la descrizione di Legambiente:
Lungo i 177 km della linea che collega Messina a Siracusa, passando per Catania, sono numerosi i problemi riscontrati dai pendolari oltre a quello di avere pochi e lenti treni (la velocità media è di 69 km/h). I disservizi più frequenti riguardano gli imprevisti tecnici, quasi sempre dovuti alla condizione dell’infrastruttura, che costringono i convogli a un costante rallentamento.
Oltre a questo sono sempre insufficienti le informazioni fornite sia a bordo dei treni sia nelle stazioni. I ritardi non si contano più: interruzioni, guasti agli scambi che bloccano la circolazione e spesso anche il furto di rame. Ma non bisogna dimenticare come su questa linea insista una tratta in particolare, la Giampilieri-Fiumefreddo, il cui raddoppio per 42 km è previsto dal contratto di programma di RFI già dal 2000. Si tratta di un’opera dal valore di 2,27 miliardi di euro e che vede ad oggi un finanziamento di soli 49 milioni.
Ma anche il potenziamento su tutta la linea da Messina a Siracusa, che con piccoli miglioramenti potrebbe abbassare i tempi di percorrenza di 15-20 minuti; e infine i pendolari chiedono da anni un’accelerazione dei lavori (e dei finanziamenti) per la velocizzazione della tratta Bicocca-Targia, prevista non prima del 2019 e ancora in attesa di 44 milioni di euro, sui 125 totali.