Le fontane di Leonforte. In Sicilia nel 1610 il governo concesse al ceto baronale di fondare nuovi centri abitati all’interno dei loro stessi feudi, concorrendo ad accrescere l’autonomia della classe nobiliare a danno dello stato spagnolo. Questa concessione denominata “licentia populandi” era un permesso di edificare un borgo nel luogo in cui c’era un castello o una residenza feudale o un baglio. Il barone che ne faceva richiesta otteneva il privilegio di governare la popolazione vassalla e poteva imporre e riscuotere i diritti delle gabelle e della dogana. Unitamente alla licenza il barone otteneva anche una più elevata qualifica della gerarchia nobiliare. Cominciò quindi una corsa all’edificazione di nuovi borghi tra cui Aliminusa, Barrafranca, Campobello di Licata, Campofelice di Roccella, Casteltermini, Cinisi, Francavilla, Vittoria, Valguarnera Caropepe, Piedimonte Etneo. Tra gli altri paesi si annovera anche quello di Leonforte il cui nome deriva dal blasone della casata di Branciforti, un leone rampante che regge lo stendardo con il motto “in fortitudine bracchii tui”. Il paese di Leonforte fu voluto dal principe Nicolò Placido Branciforti che ottenne dalla Regia Curia di Palermo la “licenzia populandi” ed il relativo “privilegium aedificandi” che gli consentì di fondare il nuovo centro abitato dove un tempo, nell’antica città di Tabas o Tavaca, sorgeva il castello di Tavi, detto “u Castiddazzu”. Una fortezza di probabile origine bizantina, situata nell’entroterra siciliano oggi provincia di Enna, che divenne in seguito un elemento di difesa arabo e poi normanno fino a divenire sede della “Baronia di Tavi”. Il principe individuò in quell’area un luogo favorevole per l’insediamento di nuove famiglie grazie anche alla presenza di preziose sorgenti e di terreni fertili per la coltivazione del grano che gli avrebbe consentito di raddoppiare la produzione. Il principe Branciforti si preoccupò inoltre di migliorare da un punto di vista artistico ed architettonico il nuovo paese facendo costruire fontane, giardini, chiese, un palazzo residenziale, mulini ad acqua ed una grande scuderia. Incaricò competenti maestranze per la realizzazione dei vari edifici e per le fontane in particolare. Il noto architetto palermitano M. Smiriglio fu infatti il progettista della Granfonte, una delle più belle ed imponenti fontane barocche di tutta la Sicilia più conosciuta come la fontana dei “ventiquattru cannola” per via delle 24 cannelle in bronzo da cui zampilla ininterrottamente abbondante acqua che si versa nella vasca sottostante. Sembra che il famoso architetto si ispirò ad una fontana di Amsterdam rifacendosi anche ad incisioni di artisti fiamminghi che all’epoca erano parecchio diffuse nell’isola. Inoltre furono chiamati degli scultori romani per la realizzazione della Fontana delle Ninfe costruita nel 1636 al cui interno due statue rappresentano il dio Crisa e la dea Demetra, rispettivamente l’abbondanza d’acqua e la fertilità dei campi. Alla periferia di Leonforte, nei pressi della fontana dei ventiquattro cannoli, c’è la fonte dei malati, alle cui acque si attribuiscono poteri prodigiosi e vaticini, la tradizione popolare narra infatti che questa fonte versò sangue ai tempi dei Saraceni a seguito di uno scontro cruentissimo contro i Normanni che ne uscirono vincitori. I monumenti fatti realizzare dal principe Branciforti rendono il paese di Leonforte un luogo unico ma ciò che più di tutto risalta sono le sue meravigliose fontane che rappresentano un patrimonio di indiscutibile bellezza.
Foto di Vincenzo Cicchirillo